sabato 14 febbraio 2015

La versione di Alessio - 6

Cose nello stomaco 
«Andiamo in albergo.»
«Mmm?»
«Non possiamo dormire qui. Fa freddo e non abbiamo una coperta.»
Mi sono alzato e lei mi ha guardato come se le avessi fatto un torto.
«…»
«Andiamo?»
«Mm mm.»
Avevo paura di aver fatto qualcosa di sbagliato ma dentro di me speravo che il suo disappunto fosse dovuto al fatto che ci saremmo dovuti salutare e che avremmo dormito a qualche metro l’uno dall’altra senza poterci toccare. Speravo che fosse quello.
«Dormi con me», ho detto una volta tornati in albergo. Con lei avevo sempre paura di fare la mossa sbagliata e di rovinare tutto, ma con il carattere che aveva se non fossi stato io a fare il primo passo non saremmo arrivati da nessuna parte. E io volevo arrivare da qualche parte, anche se non ero sicuro di poterci riuscire.
«…»
«Non voglio fare niente. Ti giuro che non succederà niente. Ho solo voglia di dormire con te.»
Avrei voluto fare tutto, avrei voluto che succedesse di tutto. Avrei voluto baciarla, fare tutte le cose che mi passavano per la mente, stringerla, sentirla su di me, stare dentro di lei. Tutto. Ma non ci avrei provato. Non se il prezzo da pagare era perderla.
«…»
«Puoi sempre andartene, se si mette male.»
Non si sarebbe messa male. No, non l’avrei permesso.
Ha arricciato la bocca e il mio stomaco ha fatto una cosa strana, e quando ha annuito ne ha fatte altre cinque, una di seguito all’altra. Violente e sconquassanti. Lo stomaco non dovrebbe fare cose violente e sconquassanti, non di quel tipo, non in quel modo, non in una persona sana.
Forse avevo un po’ di acidità, forse era esofagite da reflusso.
Farfalle, ha sussurrato una voce. Sentivo pure le voci che insinuavano che avessi delle farfalle nello stomaco. Quella sensazione io non l’avevo mai provata ed ero convinto che fosse un altro il motivo che portava a percepire roba così strana in un organo che svolge la seconda fase della digestione. Lo pensavo mentre mi mettevo il pigiama, mentre mi lavavo i denti, mentre soffiavo guardandomi allo specchio.
«Non tradirmi», ho detto guardando verso il basso. «Non ti azzardare a svegliarti adesso, ok? Dormi, fatti una bella dormita, e domani ne riparliamo. Magari domani sera, quando torniamo a casa.»
Era già sveglio a metà e socchiudere gli occhi e soffiare tutta l’aria che avevo nei polmoni non serviva a metterlo in panchina. Per la prima volta in tutta la mia vita volevo che stesse in panchina. Che cxxxo mi stava succedendo?
Avevo le braccia appoggiate sul lavandino e la testa rivolta verso il mio amichetto quando ha bussato alla porta. Sono andato ad aprire e lei si è schiacciata gli occhiali sul naso. Io mi sarei schiacciato tutto intero sotto una pressa. Era in pantaloncini corti e canottiera, senza reggiseno.
La saliva è scomparsa dalla mia bocca. Era uno spettacolo assurdo.
Mi sono fatto da parte e lei, dopo qualche secondo in cui potevo vedere gli ingranaggi del suo cervello che lavoravano meccanicamente, è entrata.
«Da quale parte vuoi dormire?» ho domandato incredibilmente imbarazzato dopo averle sorriso.
«Fa lo stesso», ha risposto.
Mi sono disteso sul lato sinistro, muovendomi come se non avessi mai avuto una donna così vicina, e lei si è sistemata nel destro.
«Non ho mai dormito con una ragazza. Intendo solo dormito», ho ammesso quando si è girata verso di me. Stavo sprofondando giorno dopo giorno sempre di più.
«…»
«Con te è sempre tutto nuovo. Anche andare al mare sembra diverso.»
«…»
«Anche dormire.»
«…»
«Posso abbracciarti di nuovo?»
«Sì», ha risposto. E giù, altre cose violente e sconquassanti. Che pxlle. Che era quella storia?
Mi sono avvicinato a lei e per un istante ho pensato che avesse voglia di baciarmi, che finalmente avrebbe spento il fuoco che mi animava e avrebbe placato il casino che mi aveva scatenato dentro, ma si è voltata rapidamente. Ho sorriso tra i suoi capelli, annusando il suo profumo. 
Mi piaceva sempre di più.
L’ho abbracciata e si è risvegliato improvvisamente. Non che fosse stato dormiente fino ad allora, ma almeno era riuscito a camuffarsi. In quel momento si è svegliato del tutto e mi sono irrigidito come una statua. Non volevo che Dafne andasse via spaventata dalla mia reazione, volevo che si facesse abbracciare da me, volevo dormire per la prima volta con una ragazza solo perché desideravo stringerla tra le mie braccia.
Oddio, quando stavo messo di mxxxa.
Ero arrivato a un punto così difficile in cui nemmeno le sue labbra sarebbero riuscite a fermare il mondo che aveva aperto.
Non c’era più niente da fare. O forse sì. Dovevo convincermi che ottenendo quello che volevo avrei placato il mio tormento, altrimenti sarebbe stato un disastro.
Io quelle cose nello stomaco non le volevo. Non volevo fare la fine dei miei, né di tutta quella gente che rimane da sola. Ero già rimasto da solo una volta e non l’avrei permesso ancora.
Me lo ripetevo mentre il mio cuore rimbombava contro il suo corpo. Quel corpo maledettamente bello, capitanato da una mente favolosa e da un carattere così strano da fami perdere la testa.
Mxxxa. Mi stava facendo perdere la testa.

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