Sebbene io mi trovi d'accordo con l'idea che il film è spesso meno bello del libro, apprezzo la rappresentazione cinematografica di una storia che ho letto. Probabilmente blatero e scalcio per gran parte del tempo perché certe cose non tornano o non sono realizzate come dovrebbero, ma blatero e scalcio nella mia testa, senza infastidire nessuno, e guardare un film o una serie tv insieme a me risulta comunque piacevole. Perché sto tessendo le mie lodi, proprio non lo so.
Con Hunger Games è andata all'incirca così. Il primo capitolo della saga l'ho letto più o meno contemporaneamente al film, pensando, dall'inizio alla fine, che ciò che avevano creato con scenografie e regia fosse una storia per ragazzi. Mi turbava il fatto che il libro non lo fosse affatto, e che, anzi, fosse una delle storie più tragiche che nella fantascienza mi fosse capitato di leggere. Hunger games appartiene alla tipologia che dice molto, molto più di quello che sembra. Le prime pellicole, purtroppo, non sono così profonde. Non che non siano belle, tutt'altro. Trovo che la scelta dell'attrice - la fighissima Jennifer Lawrence, vincitrice di un premio oscar - e del migliore amico Gale - uno dei fighissimi fratelli Hemsworth, Liam - siano perfette (ma non quella di Peeta, interpretato da Josh Hutcherson. Sembra che abbiano fatto apposta a prendere l'attore meno adatto per la parte). Trovo che l'ambientazione, i silenzi e i suoni, le emozioni, siano perfette. Insomma, mi sono piaciuti.
Ma sono superficie.
Il libro è tutto il resto. Il libro non è la storia di una ragazzina che deve affrontare il nemico. Il libro è la storia di persone sottomesse, di giovani che devo uccidersi tra loro per il divertimento di altri. E l'ho scoperto solo rileggendolo.
Volevo, in effetti, prepararmi all'uscita dell'ultimo capitolo della saga e ho ripreso in mano tutto. Ingnara di ciò che, dimenticate le scene del film, avrei trovato. C'è così tanto dolore, così tanta desolazione e così tanta rabbia da essere arrivata a chiedermi cosa avessi letto la prima volta.
Tuttavia, non era colpa mia, quanto dei primi due film. Belli, bellissimi. Solo... film per ragazzi.
Non così il libro, tant'è che è stato, per molti aspetti, criticato per i cattivi insegnamenti e per i temi, un po' come The giver e il suo seguito. La colpa, se di colpa si può parlare, credo che sia quella di voler categorizzare a tutti i costi qualcosa in quel modo. Siccome c'è una ragazza di sedici anni, siccome è distopico e siccome è americano, è per ragazzi. Strano pensare che possa essere messo al pari di libri dello stesso genere che sono veramente per ragazzi, dal modo in cui si raccontano a quello in cui si presentano.
Quando Katniss urla "Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!" sa di aver appena firmato la sua condanna a morte. È il giorno dell'estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola: uccidi o muori. Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che verrà gettato nell'Arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che si conquista il pubblico, gli sponsor, l'audience.
Hunger games è la storia di una rivolta. Una rivolta contro il potere che costringe e toglie il respiro, che uccide, che impoverisce, che fa del male per godere del bene individuale. Katniss non è un personaggio simpatico. Affronta la sorte che le tocca con angoscia, rabbia e follia. Egoista, burrascosa, lunatica, è l'eroina che quasi mai si incontra in storie di questo tipo, quella che non sai se odiare o amare. I suoi pensieri, la sua voglia di smettere di combattere - non contro il nemico ma per la vita - il dolore che prova e che ripete, ripete e ripete ancora, entrano dentro. Entrano da qualche parte, lentamente, scavano e si fermano, si depositano lasciando il lettore turbato. Il terzo, sotto certi aspetti, è davvero difficoltoso. Il desiderio è che finisca il prima possibile perché tutto quel dolore e quel senso di impotenza sono difficili da mandare giù. Ed è proprio questo il suo bello.
Lo stile è unico, forte, raramente artificioso ma mai semplice.
Per quanto riguarda i film, i primi due sembrano la versione edulcorata del libro. Hanno tagliato lo strazio e l'angoscia e le hanno sostituite con tanta azione. La prima parte del terzo, che dalla maggior parte del pubblico è stato criticato, ha acquistato, secondo me, credibilità. Non perché sia più bello, ma perché è più vicino alla storia raccontata.
Il terzo, che ho visto la settimana scorsa, è la giusta conclusione dell'intera saga. Fedele quanto basta al romanzo e per questo validissimo.
Vi lascio il trailer.
Il terzo, che ho visto la settimana scorsa, è la giusta conclusione dell'intera saga. Fedele quanto basta al romanzo e per questo validissimo.
Vi lascio il trailer.
Qualcuno di voi lo ha letto o ha intenzione di leggerlo?
Qualcuno di voi lo ha visto o ha intenzione di vederlo?
Sono quasi riuscita a farlo passare per Dostoevskij. Eh, eh.
M.
Postilla: non me ne vogliano gli amanti di Dostoevskij. Era una battuta.
Postilla: non me ne vogliano gli amanti di Dostoevskij. Era una battuta.