Come è possibile che una persona cresciuta a classici, storici, fantascienza e fantasy scriva un romanzo rosa?
Non ne ho idea. Ma è questo ciò che è successo a me quasi tre anni fa. Più o meno in questo periodo, sospinta da una vena artistica difficilmente collocabile - allora, ma chiarissima oggi -, mi sono ritrovata a raccontare una storia d'amore nel modo più bizzarro possibile. Dialoghi, messaggistica istantanea, e via. Io, che mi limitavo a conoscere le storie d'amore di Jane Austen e Emily Brontë, ho scritto un romanzo rosa. E mi sono divertita così tanto che ho deciso di pubblicarlo. Non il fantasy su cui avevo lavorato una vita bensì il romance, la cui definizione ho scoperto solo mesi dopo.
Incuriosita da questa scelta, o dalla casualità che mi ha portato a raccontare la storia di Dafne e Alessio, mi son detta: ma te su iniziassi a leggere dei romanzi rosa? Così ci ho provato, e ho scoperto che ci sono una marea di sottogeneri e che tutto quello che credevo di sapere era... sbagliato. Beh, non proprio tutto, ma molto. Ad esempio, pensavo che i romanzi rosa fossero una noiosissima replica delle storie d'amore reali. Ma davvero, davvero noiose. Capirete che scoprire quanto fossero piacevoli è stato sconvolgente. Ha quasi messo in discussione tutto ciò che, erroneamente e stupidamente, credevo.