venerdì 18 marzo 2016

Pronti?

Sono agitata. Molto agitata. Vorrei saltellare qua e là ma mi costringo a fingere tranquillità. 
Mentre fingo, miei cari emmosi, vi presento la canzone che sto ascoltando. Vi avevo segnalato il gruppo qualche settimana fa e come potete vedere continuo ad ascoltarlo.



Volete sapere perché sono agitata?
Pronti?
...
...
Ebbene...  sto lavorando per poter fare uscire Librino Nuovo a breve e non vedo l'ora. 
Copertina, revisione, ringraziamenti e tutto quello che rientra tra le cose da fare per la pubblicazione stanno diventando delle fedeli compagne di viaggio di ogni giorno e mi dividono tra la gioia e l'angoscia. Per questo sono agitata, di quell'agitazione bella pur essendo spossante, quell'agitazione che mi piace e mi tiene sveglia la notte a pensare, a rimuginare, a domandare e rispondere senza trovare pace. 
Perché?
...
...
Ho deciso di tornare al self. Spiegare il motivo è semplice e al contempo complicato ma ci proverò.
Il mio supereroe, pur essendo stato più apprezzato de Innamorarsi ai tempi della crisi, non ha venduto molto. Per me, intendiamoci. Non ho idea di quali siano i normali risultati di piccole/medie case editrici né degli autori self. Posso basarmi solo sulla mia esperienza e mettendo i due percorsi a confronto mi rendo conto che la difformità di prezzo potrebbe aver fatto la differenza. So che si criticano gli autori che si autopubblicano e che svendono il proprio lavoro ma... io voglio che la gente mi legga. Voglio tanto che la gente mi legga, altrimenti non avrei mai pubblicato i miei libri e non terrei un blog. Timidezza a parte, il mio scopo è far arrivare le storie che scrivo il più lontano possibile. Se in questo far arrivare c'è anche la possibilità di guadagnare qualcosa, o molto, ben venga, ma non è la priorità. Non adesso. Non ora che non sono nessuno e che non ho un nome. 
Ho pensato tanto a come e cosa fare. La voglia di essere pubblicata è così forte e così imponente che ancora adesso mi mangio le mani per non aver deciso di continuare su quella strada ma so altrettanto bene che potrei pentirmi se non facessi questa scelta. 
Innamorarsi ai tempi della crisi ha venduto tantissimo. Tantissimo per me, sia chiaro. Continuo a parlare da profana, non dimenticatelo. E da profana dico che 1200 copie sono tante. Tante.
Non voglio pensare a come andrà questa nuova esperienza in termini di vendita ma voglio almeno sentirmi libera di decidere come e cosa fare della mia storia, quando farla uscire e a quale prezzo metterla. Ho bisogno di farlo perché preferisco ragionare con me stessa se le cose non vanno come vorrei piuttosto che con qualcuno che ha lavorato al meglio per farmi andare avanti.
Ecco perché torno al self. Ho una paura maledetta e mi angoscio secondo dopo secondo per tutto ma il fatto di poter decidere cosa fare e come farlo mi tranquillizza un po'.
Continuo a considerare l'editoria tradizionale il vero trampolino di lancio e non sto dicendo che voglio rinunciarci. Bramo di arrivare grazie alla strada più convenzionale. È il mio grande sogno. E non sto nemmeno dicendo che se non verrò pubblicata da una Stellata non ne vorrò più sapere. Al contrario, continuo a pensare che la piccola editoria, anche se digitale, sia funzionale e ottima. Tuttavia ho bisogno di sentirmi padrona di quello che succede ai miei personaggi. E di fare cazzate. E di sbagliare e darmi dell'idiota prendendomi a librate sui denti. 
Riuscite a capirmi?

VIP (very important postilla) - chi mi segue sulla pagina Facebook lo avrà già scoperto, per gli altri: Librino Nuovo si chiama È qui che volevo stare

M. 

martedì 15 marzo 2016

Cosa sto facendo? #1

In verità questo post si dovrebbe chiamare: cosa ho scritto, cosa ho appena finito di scrivere, cosa ho intenzione di scrivere e cosa scriverò. Peccato che la lunghezza del titolo potrebbe annoiare ancor prima di iniziare la lettura. 


Da quando ho ripreso a produrre, nel novembre 2013, mi fermo raramente per più di un mese. Sono sempre alle prese con qualche idea, qualche concetto, qualche inizio o rilettura. Mi piace. Mi piace tantissimo. Quello che mi piace meno è aspettare così tanto tra una pubblicazione e l'altra.
Visto che vi nomino sempre le cose che scrivo senza far luce su ciò che realmente combino, ho pensato di rendervi partecipi di tal cosa. I titoli che vedete non sono quelli ufficiali, ovviamente. Sono sconclusionata ma non fino a questo punto.
Ecco, dunque, cosa sto facendo/ho fatto/farò riguardo a:  

I romance 

Librino Nuovo - Se tutto va bene, se non complico ogni cosa in qualche curioso modo, se non ci sono cambiamenti improvvisi, Librino Nuovo uscirà presto. È una storia che ho finito di scrivere l'anno scorso in questo periodo e che da allora è rimasta ferma in attesa dell'uscita de Il mio supereroe. Mi piacerebbe che arrivasse negli store per aprile - oddio! Romance contemporaneo e ironico, ha una storia un po' più corale sebbene i protagonisti principali siano due, è molto, molto estivo e ho una voglia matta di farvelo leggere. Non ce la faccio più. 

La Storia - Ormai la conoscete anche voi. Io amo questo libro. Amo i protagonisti e amo ciò che gli gira intorno. Finito in gennaio, ha rubato tutta la mia attenzione. Malgrado sia anch'esso un romance contemporaneo, tratta l'ironia in maniera più sottile perché gli attori del romanzo la prevedono fino a un certo punto. Lo devo rileggere solo un milione di volte prima di iniziare a pensare a cosa farne.

Quello nuovo - Appena iniziato è già arrivato a 90 pagine. Totalmente disorganico, con incipit, finale e pezzi qua e là, personaggi delineati ma non ancora presentati e una strana struttura narrativa, non ho idea di quando arriverà a compimento. Ogni tanto lo apro e butto giù qualche riga. Per adesso mi sta molto simpatico.


La fantascienza

Distopico 1, primo tomo di una saga, è finito e benvoluto. Aspetta che la sottoscritta decida cosa farne. Mi piacerebbe non fare niente di concreto fino a quando non avrò iniziato a scrivere il terzo. Anche se, parlando tra noi, non credo che gli succederà chissà cosa. Non è un genere che fa faville, nel nostro paese, e dubito che un editore si accolli la pubblicazione di un'autrice praticamente sconosciuta. 

Distopico 2 è quasi terminato, anche se alcune scene vanno riprese e argomentate in modo approfondito visto che lo spazio che ho creato, sia quello terrestre che quello spaziale - chiamiamolo così - sono estremamente diversi da ciò che conosciamo. I due protagonisti hanno fatto un cambiamento notevole, segno che il mio desiderio di "formarli" attraverso la vita ha avuto successo. Il fatto che facciano sempre quello gli pare è secondario. Più o meno.

Distopico 3 è tutto nella mia testa ed è difficile. Non so perché mi sono buttata in questo progetto. Ho scritto dieci pagine, per ora, tra cui la fine. I protagonisti, proprio a causa di quel piccolo difettuccio per cui fanno ciò che gli pare mi fanno passare la voglia di scriverlo. Peeerché mi sono imbarcata in questa cooosa? Perché vogliono portarmi doveee io non voglio andare?

A questo punto devo fare un po' di ordine nella mia mente ma fino a quando Librino Nuovo non sarà uscito, mi rifiuto. 
Se ve lo state chiedendo, tornerò al self. Vi aggiorno, comunque. 

Con tanto lovvamento,
M. 

venerdì 11 marzo 2016

Sul libro: Ho sposato una vegana

Ma ciaaaao. 
Come state? Io ho appena litigato con un paio di applicazioni del computer ma non me la cavo male.

Oggi ho intenzione di parlarvi di un libro. Anche se dovrei dire che parlerò di questo libro in relazione a me, in particolare in relazione alle mie abitudini alimentari.
Parto dicendovi che sono intollerante al grano. Quella della settimana scorsa non era una battuta. Mi viene davvero l'orticaria. Funziona così: io mangio e dopo mezz'ora, più o meno, inizio a riempirmi di bolle con pause abbastanza lunghe tra un'eruzione e l'altra. La gente mi guarda e dice: smetti di grattarti. Io la guardo, facendo notare che le mie mani sono lontanissime dalla zona colpita e che è il mio corpo che fa da solo per mostrare la sua antipatia nei confronti del glutine. Per ovviare, mi sono data all'integrale, il quale crea lo stesso problema ma in maniera notevolmente minore. Se con il grano normale gli attacchi vanno da uno a dieci al giorno, con l'integrale me la cavo con due o tre. Evvai.
Voi potreste chiedermi: ma perché sei così deficiente da continuare a mangiare il grano? Io vi rispondo come rispondo a tutti: perché altrimenti non mangerei niente. Dovrei brucare insalata e, badate bene, solo insalata, perché altri tipi di verdure irritano il mio delicato stomaco, ancora sotto pressione nonostante l'adolescenza e tutto ciò che si è portata dietro sia finita da tredici anni. A essere sinceri, anche con l'insalata ho qualche problema.
Per concludere, giusto perché sia chiara la mia situazione alimentare, non mangio carne. Diciamo che ne mangio poca, così poca che in un mese le volte in cui entra nel mio stomaco le posso contare su due dita.  
Tutto molto simpatico, vero? 
Se per il glutine e il resto del cibo non posso fare molto, visto che è il mio corpo che gestisce il tutto, la questione carne dipende dalla mia attitudine mentale. Non mi piace e mi dà un po' fastidio pensare che ciò che sto per sgranocchiare fosse una creaturina vivente. 
Chiaramente, spesso e volentieri me ne infischio e mangio a caso, anche perché se vado a cena fuori o a casa di amici non ho intenzione di fare la piaga che non può toccare niente. 
Come quando ti chiamano gli amici e... > Non prepariamo niente, eh! Giusto un piatto di pasta - pustole sparse - con i peperoni - stomaco che si contorce -, poi facciamo un po' di carne - mucca? Povera mucca - e come contorno verdure saltate - stomaco che si contorce -. Come dessert frutta - stomaco che si contorce-. Vi va?
> Maaaccceeeerto! Che domande! Io mangio tuuuttto. 
Ve lo immaginate come sarebbe dire di no a ogni cosa? Impraticabile. Palesemente. Non avrei più amici. Quindi mi nutro come tutti e poi o soffro in silenzio o appoggio cose fredde sulla pelle.  
Molto divertente. 
Se ve lo state chiedendo, ho problemi anche con i biscotti e le creme di nocciole ma rientrano nella categoria "ogni tanto me ne infischio".
Questa immensa premessa serve per spiegarvi perché quando mi è finito tra le mani Ho sposato una vegana, ho scelto di leggerlo. Sono sempre alla ricerca di cibi che possano darmi la stessa soddisfazione di quelli che non posso mangiare e che possano essere cucinati in maniera rapida perché mi annoio troppo in cucina. Alla proposta: se ti va te lo presto, ho risposto di

Trama:
Sposare una vegana ha conseguenze imprevedibili. Puoi ritrovarti a brucare l'erba da un vaso sul terrazzo, e sentirti in colpa per tutte le telline mangiate nella tua «crudele» vita precedente. Seguire questa dieta, scopri inoltre, comporta un grande dispendio di energie e - chissà perché? - di denaro. Roba da diventare nervosi per davvero, ancor piú quando, dopo mesi di torture, con sorpresa e quasi fastidio, sei costretto ad ammettere che i tuoi esami medici sono, per la prima volta, perfetti. A ogni modo, la storia di Fausto e Claudia ha un lieto fine, nel senso che Claudia vince (stravince, sarebbe piú corretto dire) e Fausto si arrende (senza nemmeno l'onore delle armi). Le cose vanno bene. Solo che, proprio sui titoli di coda, spunta una complicazione: l'imminente arrivo di una figlia. Avrà cuore, Fausto, di farne un'erbivora fin dalla nascita?

La copertina mi piace tantissimo. Semplice, di impatto, adatta a una storia come questa. Superato il primo giudizio grafico, vi parlo del libro. Si legge molto velocemente ed è un testo simpatico che apre la mente a interrogativi interessanti e a prese di posizione nuove. La moglie, come molti vegani che ho avuto modo di conoscere, è una sorta di autocrate che impone il suo punto di vista al marito, agli amici e al popolo in generale, persone ignare dei veleni che introducono nel loro corpo. Bella tosta, lei, di quelle che probabilmente vorresti mandare a quel paese un minuto sì e l'altro pure, ma io vi giuro che un caffè insieme ce lo prenderei. Peccato che la tipa non lo beva, preferendo le tisane che a me fanno venire il mal di stomaco tanto quanto la caffeina. Sono curiosa di vedere che tipo di soluzioni troverebbe per una disastrata alimentare come me. Forse l'erba gatta. Magari l'erba pipa. Chissà. 
Se avete voglia di scoprire quanto la dittatura alimentare possa essere irritante/interessante, prendetelo. Fausto Brizzi racconta la sua disavventura calcando gli aspetti negativi di questa convivenza senza mai tralasciare l'amore che prova per la moglie e l'importanza di avere un'alimentazione sana. 

Penso spesso alla possibilità di diventare vegetariana ma... ora che conoscete come sono messa, ditemi: cosa diavolo mangerei? Ve lo chiedo con amore, ovviamente, malgrado la carica emozionale espressa. 
Ora, visto che ho fame e che preferirei non darmi alle carote, cercherò qualcosa di commestibile che non scateni strane reazioni. 

Con emmoso tormento,
M.