domenica 28 dicembre 2014

Libri che vale la pena leggere

Quanto è bello scartare i regali? Quando la mattina di Natale ti rotoli nel letto in mezzo alla carta e ai fiocchi e cerchi di non pungerti e di non far pungere D. con le spille/graffette con cui metti praticamente sottovuoto tutti i doni, sembra di tornare bambina. Ho ricevuto un sacco di cose belle, così belle che vorrei elencarvele tutte, ma siccome la maggior parte non hanno a che fare con i libri (trattasi di favolosi ninnoli, oggetti con spettacolari gufi, scatole delle meraviglie, etc.) ho scelto di raccontarvi/mostrarvi solo questo. Nella lista di libri che avrei voluto comprare c'era anche lei, la mitica Licia Troisi, e come vedete sono stata accontentata. Oh, oh! *_*
E poi ci sono loro, due orecchini realizzati con la carta di libri rovinati/usati che riportano i nomi di Tris e Four della serie di Divergent, saga che ho amato. Di nuovo: oh, oh! *_*

Dato che non ho ancora ripreso a pieno ritmo il lavoro (e soprattutto che è domenica) ho un po' di tempo da dedicare al blog. Avevo pensato di inventariare tutti i libri letti quest'anno ma mi sono accorta che 
- l'elenco sarebbe venuto troppo lungo
- avrei dovuto chiedere conferma di titoli e autori a Sab. che me ne ha prestati in abbondanza,
così ho optato per citare quelli che, compatibilmente con i generi amati, secondo me vale la pena leggere, libri che per un motivo o per un altro mi hanno colpita e che mi sento di consigliare.

Proverò a fare una lista in ordine di lettura ma non penso di riuscirci perché nella mia memoria librosa si accavalla tutto, quindi è probabile che finirò per stilarla a caso! :)

  • Save the story, una collana destinata ai giovani lettori che ha come missione quella di salvaguardare la trasmissione del patrimonio dei Grandi Classici della letteratura internazionale (iniziata nel 2013)
  • Il mio nome è Nessuno - Il ritorno, Valerio Massimo Manfredi ( - Il giuramento letto nel 2013)
  • Il linguaggio segreto dei fiori, Vanessa Diffenbaugh > ne ho parlato qui
  • No et moi, Delphine de Vigan > qui
  • Il diario di Bridget Jones, Che pasticcio, Bridget Jones!, Bridget Jones. Un amore di ragazzo, di Helen Fielding > qui
  • L'amore ai tempi del colera, Gabriel García Márquez
  • The Host, Stephenie Meyer
  • L'imperatore di Portugallia, Lagerlöf Selma
  • Io non ho paura (terza lettura), Niccolò Ammaniti
  • Tutta colpa delle stelle, John Green
  • Elogio della follia, Erasmo da Rotterdam
  • Trent'anni... e li dimostro, Amabile Giusti > qui
  • Con un poco di zucchero, Chiara Parenti > qui
  • Divergent, Insurgent, Allegiant, di Veronica Roth > qui
  • Avevano spento anche la luna, Ruta Sepetys > qui
  • Carmilla, Sheridan Le Fanu
  • The giver, La rivincita, Il messaggero, Il figlio, di Lois Lowry
  • Il giovane Holden, J.D. Salinger > qui
  • Dieci piccoli respiri, K.A. Tucker > qui 

Mmm, insomma, alla fine è venuta comunque troppo lunga. Beh, diciamo che sono fortunata. Praticamente la metà dei libri che leggo mi danno grandi soddisfazioni!  ^_^

Che ne pensate? Li consigliereste anche voi? E se doveste suggerirmi un titolo, quale sarebbe?

Vi emmo,
M. 

martedì 23 dicembre 2014

Canto di Natale

Natale è... una serata con gli amici intorno a un tavolo colorato, una coccola sul divano prima di chiudere gli occhi, un regalo sotto l'abero, un gatto che tenta di mangiarsi le decorazioni, un pandoro che non riesci a mandar giù perché arriva dopo altre quattro portate, un tè con le amiche rovesciato sul tavolo perché sei imbranata, un pranzo in famiglia, un bacio sotto la porta (perché il vischio non ce l'hai). Natale è questo e anche di più. Molto, molto di più.

Però Natale, per i lettori compulsivi, significa anche libri. Tanti, tanti, taaaanti libri.
Sono molti quelli che possono esser apprezzati sotto l'albero ma non credo di averne mai letto uno nel periodo giusto. Mi è capitato di farmi prestare testi natalizi - in effetti non credo di averne mai comprati molti - ma sempre nel periodo sbagliato. Marzo, luglio, ottobre. Quest'anno ho deciso di leggere, o forse rileggere, un grande classico di questo periodo: Canto di Natale, di Charles Dickens. L'ho avuto in casa fino a qualche mese fa poi tra un passaggio e l'altro è scomparso e ho deciso di ricomprarlo. La versione che ho preso mi piace moltissimo, quindi alla fine sono anche contenta dell'imprevisto che lo ha inglobato.

Nella gelida notte della vigilia di Natale il vecchio Scrooge, che ha passato tutta la sua vita ad accumulare denaro, riceve la visita terrificante del fantasma del suo socio. Ma è solo l'inizio: ben presto appariranno altri tre spiriti, per trasportarlo in un vorticoso viaggio attraverso il Natale passato, presente e futuro. Un viaggio che metterà Scrooge di fronte a quello che è realmente diventato: un vecchio tirchio, insensibile e odiato da tutti, che ama solo la compagnia della sua cassaforte. Riuscirà la magia del Natale a operare un miracolo sul suo cuore inaridito?
Il viaggio di Scrooge è il viaggio che in un certo modo il libro fa fare a tutti dentro noi stessi. Sia per ciò che significa Natale, anche se non per per tutti è lo uguale, sia per l'idea di non "sprecare" il tempo.
L'anno scorso credo di essermi dimenticata di questa cosa. Non è che me ne sia veramente dimenticata, è che ero in una bolla dai contorni grigiastri che mi impediva di vedere tutti i colori e quando non vedi i colori, quando ti senti chiuso dentro il grigio o peggio, il nero, ti dimentichi che ci sono cose più importanti di altre. A volte quelle meno sembrano le uniche a contare e ti dimentichi il resto. Quest'anno la bolla è trasparente e i colori li ho tutti davanti, o quasi. Quest'anno credo di riuscire a vedere il Natale se non con gli occhi di un bambino, con quelli di Scrooge, quelli che ha alla fine del libro. 
Scrooge, così impegnato a pensare ai soldi e al lavoro, così preso dall'allontanare le persone e dal chiudersi a riccio in se stesso, così cieco e sordo all'amore che le persone sono in grado di dare anche in un mondo che non funziona come vorremmo, apre gli occhi. I suoi fantasmi aprono gli occhi a lui e lui li apre a noi. Perché da personaggio freddo, difficile, e solo si trasforma in un uomo che ha voglia di vivere e condividere il Natale con le persone che ama e di guardare la società di cui fa parte con gli occhi di cui vi parlavo. Occhi che vedono le difficoltà ma che preferiscono guardare la vita. 

A questo punto non mi rimane che dire: 
Buon Natale a tutti, emmelettori e non! ^_^
 
M.

sabato 20 dicembre 2014

Let It Snow Book Tag

Come già detto in precedenza, seguo un bel po' di blog... da anonima. Li seguo da anonima perché, ovviamente, mi vergogno a seguirli come M. ma prima o poi, già detto anche questo, mi sbloccherò. Davvero!
Oggi, per esempio, ho pensato di rispondere a delle domande di un tag a tema natalizio trovato nel blog Sentieri di neve rossa. Precedentemente era ne Il magico mondo dei libri e prima ancora in un video tag ideato da Let's Talk About Book.
È la prima volta che faccio una cosa del genere e non sono sicura di essermi mossa nel modo giusto... vediamo. Comunque, vi taggo tutti! ^_^

Quale libro è capace di farti immergere nello spirito delle feste?
Ah! Harry Potter, ovviamente. Penso che Hogwarts sia il posto migliore dove passare il Natale, Sibilla Cooman compresa. 

Fuori infuria una tempesta di neve e tu sei bloccato/a in casa. Quale protagonista vorresti che ti facesse compagnia?
Sono indecisa tra Holden Caulfield de Il Giovane Holden e Zedd de La spada della verità. Vederli ragionare insieme sarebbe il massimo! 

Stai partecipando ad una battaglia di neve. Quale personaggio dal cuore di ghiaccio colpiresti per primo?
Oh, oh, oh! Ne voglio colpire un sacco! Don Rodrigo in primis, poi i genitori di Romeo e Giulietta (sono i bersagli perfetti!), il presidente Snow di Hunger Games, William Hamleigh de I pilastri della Terra (maledetto!), Clara Gulla de L'imperatore di Portugallia
Mmm... avrò risposto correttamente?

Con quale famiglia ti piacerebbe passare il Natale?
Sicuramente con i Weasley, tutti al completo. Tutti. Oddio, mi viene da piangere. Tutti!!

Chi vorresti baciare sotto il vischio?
Mi sforzo di non pensare a mio marito e rispondo... Grant, de Il Linguaggio segreto dei fiori e Lucas di Sette giorni per l'eternità.

Quale personaggio, inizialmente nella lista di quelli che non sopportavi, è passato nella lista dei simpatici?
Vorrei poter dire Emerenc Szeredas de La porta, ma non ci riesco. Forse perché a suo modo mi è sempre stata simpatica.

Sei a casa da sola, quando all'improvviso due ladri fanno irruzione in casa tua. Chi vorresti ti aiutasse a cacciarli?
Gandalf, Gandalf, Gandalf! 

Ora vado a fare i regali di Natale! 

M.

venerdì 19 dicembre 2014

Un buffo sorriso

Grafica nuova per questo spaziettino colorato! Ho scelto il rosa, ebbene sì. L'ho scelto perché è un colore che mi piace tantissimo ma che non posso sfoggiare muovendomi per il mondo, così come non posso farmi le trecce con i fiocchettini. Insomma, il rosa è un colore praticamente vietato agli adulti, almeno nell'abbigliamento. Non a caso, quando si tratta di vestiti io sono una di quelle che spazia tra il grigio, il nero e il blu, quindi, a maggior ragione, il rosa non mi appartiene. Ma in questo mondo virtuale tutto è diverso, e siccome non riuscivo a pensare ad altro se non al rosa come colore predominante, ho ceduto e ho riempito tutto con una colata caramellosa. Che il contenitore esterno sembrasse quello di un rivenditore di caramelle lo avevamo già detto, no? Gli ho dato una spintarella in più. 
Io lo adoro! ^_^ Sì, davvero, mi piace tantissimo. Mi fa sorridere che sia così leggero e sdolcinato, soprattutto se penso che per gran parte della mia vita ho ritenuto i colori scuri i più fighi di tutti. La principessa noir che cammina verso una chiesa gotica lasciando cadere il sangue dal bicchiere mi guarda con un'espressione indecifrabile (il suo poster è attaccato alla parete, proprio di fronte all'albero di Natale e dalla postazione computer basta che giri la testa e lo vedo). Sembra volermi dire "Cosa diavolo ci faccio io qui se ti sei fatta un blog degno dei Mini pony?". Non so che risponderle, a parte che ha sempre saputo che non ero una dark. La sala nera non doveva farla cadere in errore.
Beh, se ne farà una ragione. Torno a dire che ha sempre saputo quanto fossi coccolosa, quindi non capisco cosa voglia.

Oggi ho un buffo sorriso sulle labbra che riguarda tutto e niente. Ha sicuramente a che fare con il blog ma non con i regali di Natale (continuo a essere in piena crisi e quelli che faccio non mi convincono per niente) e forse ha a che fare con la serata di ieri sera. Io credo che i linguisti, come tutte le categorie di persone che hanno studiato o studiano per un sacco di tempo qualcosa, abbiamo un modo tutto loro di fare battute.
Beh, ieri sera io e le mie amiche linguiste siamo andate a mangiarci una pizza e abbiamo riso almeno venti minuti, venti, sul serio, tentando di costruire il participio passato di "prudere". Prudere è uno di quei verbi che non ha participio e che quindi manca di tutti i tempi composti (passato prossimo, trapassato prossimo, futuro anteriore, etc.) ma a noi, che sul tavolo avevamo solo Fanta e Coca-cola, giuro, non tornava. Così dal "pruduto" siamo arrivate al "prutto" che, badate bene, dovrebbe essere, nella nostra mente linguisticamente scomposta, la forma arcaica di "pruso". Venti minuti a ridere per questo.
Oggi è tutto il giorno che, indipendentemente dagli impegni e dal lavoro, ci messaggiamo girando intorno a questa follia. 
Probabilmente il buffo sorriso dipende da questo. 
Non lo so. Però è bello avere un sorriso che impera sul proprio viso. Soprattutto se è buffo.

Bene, dopo avervi di nuovo raccontato il niente totale, vi saluto. 


Ah, vi emmo, come sempre! 
M.

lunedì 15 dicembre 2014

Libri per Natale


Fino a quando non faccio l'albero ho seri problemi a rendermi conto che è Natale. Nelle settimane precedenti all'8 dicembre alcune amiche mi avevano chiesto "Hai iniziato a fare qualche regalo?" e io mi sono ritrovata a sgranare gli occhi perché Natale era lì. A due passi, e io non ci avevo ancora pensato. Dopo aver montato e riempito il delizioso alberino (alto 1.50 metri) che troneggia nel salotto ho fatto mente locale e ho stilato una lista delle persone a cui avrei fatto dei pensierini, dopodiché mi sono armata di determinazione e fantasia e ne ho fatto qualcuno... perché non sono affatto convinta di ciò che ho comprato? Sigh, sob!

Nei mesi precedenti alle festività avevo stilato anche un'altra lista, e cioè quella dei libri che vorrei leggere. Non riesco mai a rispettare questi elenchi perché quando vado in libreria o entro in qualche store alla ricerca di un ebook finisco sempre per comprare tutt'altro, però l'ho fatta. E assomiglia a questa:
  • La dama nera, Sally O' Reilly
  • 1984, George Orwell (letto, mai avuto in casa)
  • Legend, Marie Lou 
  • I dannati di Malva, Licia Troisi
  • I regni di Nashira: Il sogno di Talitha - Le spade dei ribelli - Il sacrificio, Licia Troisi
  • Cinder, Marissa Meyer 
  • Delirium, Lauren Oliver 
  • Multiversum - Utopia -, Leonardo Patrignani 
  • Eleonor e Park. Per una volta nella vita, Raimbow Rowell
  • Insieme e basta, Anna Gavalda (possibilmente in lingua originale, così da non perdere completamente la lingua che con tanta fatica ho appreso)
  • Il genio e il golem, Helene Wecker
  • Fiabe immortali, Paolo Barbieri
  • Le fiabe dei fratelli Grimm
Nell'attesa di decidere da quale partire, non sto scalpitando per comprarne nessuno (intendo dire che li vorrei tutti ma che non sto ancora delirando) - tranne quelli di Licia Troisi - quindi probabilmente, come faccio spesso, ne acquisterò solo un paio. Già mi vedo, entrare in libreria con un'idea e uscire con una cosa completamente diversa. È che le librerie in questo periodo dell'anno sono così affascinanti - come se di solito non lo fossero - e hanno quell'odore meraviglioso - come se normalmente non lo avessero - e appaiono così confortanti - come se comunemente non lo fossero - che rendono proprio facile entrare e acquistare cose - libri - solo per il gusto di farlo dimenticando quello che si voleva veramente comprare. Vi terrò aggiornati sui prossimi acquisti. 


Emmeggiandovi,
M. 

P.s.- Mmm... c'è odore di Panettone nell'aria. E di Ricciarelli. Mmm... Natale! :)

giovedì 11 dicembre 2014

Colorato, fiorelloso e caramellante

Il mio spaziettino colorato, fiorelloso e caramellante ha un bel seguito, e giuro che non me l'aspettavo. Pensavo che sarebbe stato uno di quei tanti blog lanciati nel web e lasciati lì a merlare, se non dall'autore, dai lettori. Chiaramente invento uno scenario sconosciuto perché non so se esistono blog che merlano e che non sono letti. Pur inventando, mi aspettavo questo. E invece quando vedo la visualizzazione delle pagine rimango stupita. Felicemente stupita. Del tipo che faccio un sorriso a tremilaseicento denti (che bizzarra immagine!) e mi ributto a scrivere. Poi però, mi domando come mai la paginetta Fb di Innamorarsi ai tempi della crisi sia dormiente, e mi rispondo in vari modi usando il sistema di Dafne:
  1. la pagina è di un libro e non del blog
  2. Fb e tutti i suoi geniali tecnici sono furbi come le volpi e rendono praticamente invisibili i post perché la mia paginetta ha pochi fan e io non faccio nessun tipo di promozione (mi vergogno troppo per farla)
  3. alla gente piace farsi anche gli affari propri.
L'ultimo punto è essenziale. Sì, sì, sì. Ci sono persone che forse non hanno voglia di farti sapere che ti seguono perché stanno bene nel loro piccolo mondo. Io il mio piccolo mondo l'ho ricreato anche qui, ma non è detto che gli altri abbiamo voglia di farmi presente che ne fanno parte. Io seguo un sacco di blog da anonima. Sempre il solito genio!, direte voi. Sì, sì, sì. Avete tutte le ragioni del mondo.
Una volta valutati i tre in elenco aggiungo anche che potrebbero visualizzarlo e basta. Visualizzarlo. Punto. Magari gli passano davanti e si stufano subito perché non capiscono cosa ci faccio dentro. Il contenitore sembra quello di un rivenditore di caramelle e l'interno pare una strana libreria in cui una tizia folleggia da sola chiacchierando del niente. M., la tizia che folleggiava cianciando del niente. Potrebbe essere questo il sottotitolo per Il Mondo di M. Renderebbe il blog ancora meno considerato se non come luogo di rave party in stile Candy, ma sarebbe un'idea. 
No, non potrei mai farlo. Questo è il mio mondo. Il mio spaziettino colorato che ha tanta voglia di essere un punto di riferimento per coloro che amano i libri e le chiacchiere della suddetta tipa strana. Che poi tanto strana non sono. Sono così comune da essere quasi noiosa. Fuori. Dentro c'è un casino tremendo che piano piano viene fuori, tra libri, parole, foto, post, idee e fantasie, viene fuori tutto. 

Concludendo, cari emmelettori, questo messaggio è rivolto a voi. Se ci siete, se non ci passate sopra per errore, se quello che leggete vi piace, se Il Mondo di M. vi fa sentire a casa anche se l'apparenza vi fa venire mille carie (se i denti sono tremilaseicento ci stanno tutte mille carie) continuate a farmelo sapere. Perché mi piace un sacco! *_*
Vi emmo molto!
M. 
 

martedì 9 dicembre 2014

Dieci piccoli respiri


Che non fossi una fan dei New Adult ne avevamo già parlato (qui), però, come avevo detto, non mi sono fermata e ci ho provato di nuovo. E questa volta non sono stata delusa. Perché pur essendo tanti i riferimenti fisici il libro di cui vi parlo oggi è proprio bello. Il libro di cui vi parlo oggi è Dieci piccoli respiri di K.A. Tucker e mi rigira nella testa da quando l'ho finito.

Kacey Clearly ha solo vent’anni quando la sua vita va in pezzi. Un terribile incidente automobilistico le porta via i genitori, il fidanzato e la sua migliore amica. Dopo quattro anni trascorsi a casa degli zii nel Michigan, Kacey decide di fuggire via per sempre. Una notte lei e sua sorella Livie prendono un autobus per Miami e lì, nonostante le difficoltà economiche, possono finalmente ricominciare a progettare una nuova vita. Kacey però non è ancora pronta a lasciarsi alle spalle il passato e stringere nuove amicizie, neppure se a chiederglielo è l’affascinante vicino, Trent Emerson, un enigmatico ragazzo dagli ipnotici occhi blu. Eppure Trent è deciso a far breccia nel suo cuore, e presto Kacey dovrà smettere di chiudersi a riccio e arrendersi al suo amore...
Sì, va bene, lo sappiamo tutti che non è il mio genere ma quando un libro è tra i primi in classifica qualche domanda te la fai, e ti viene naturale provare a leggerlo. Sono contenta di averlo fatto. Sono contenta perché Kacey è un personaggio particolare che non riesci a criticare nemmeno se sai che il suo comportamento fa male a qualcuno. 
Molto spesso leggo storie i cui protagonisti non mi stanno tanto simpatici, anche quando il libro mi piace. Ma qui è diverso. Qui riesci a capire perché lei è così, riesci ad accettarla, a comprenderla e a renderti conto che alla fine ha tutti i motivi per odiare la vita. La cosa bella è che nonostante Kacey la odi, a un certo punto inizia ad amarla. La scrittrice, e quindi la traduttrice, ti trascina dentro la storia con una forza sconcertante e rende impossibile il distacco. Da lei, da loro, da tutto quello che compone il libro. È scritto davvero bene. Bene, bene, bene.
Il tormento di Kacey non ha niente a che vedere con quello classico che si legge a volte.  È un tormento che ha tutto il diritto di esistere e che la porta a fare una scelta che non mi sarei aspettata ma che è la più bella che potesse essere fatta.
Sì, sì, sì. È proprio un bel libro. 

Dato che in questo post non sono stata per niente simpatica e non ho lanciato caramelline di felicità a destra e a manca concludo dicendovi che... vi emmo molto! ^_^

M.

domenica 7 dicembre 2014

Riflessioni su una saga

Come forse qualcuno di voi saprà avendo letto il mio spazietto colorato - chiamasi blog, potreste obiettare - scrivo da un sacco di tempo. Il primo, vero romanzo che ho scritto l'ho iniziato a diciassette anni. Quando dico romanzo non lo faccio per dare importanza a quelle 320 pagine in A4 ma perché non so come altro chiamarle. Era una storia composta da tre libri che girava intorno a vampiri e angeli. Uuuhhh!, potreste esclamare! Anche tu!, potreste continuare. Adesso che sono passati quattordici anni (sigh, sob!) lo penso anch'io, perché nel mentre sono venute fuori così tante storie di questo tipo che quando penso a quello che ho buttato giù mi sento un po' monotona e ripetitiva. Il fatto è che quando ho iniziato a scriverlo non esisteva il boom dei vampiri. Non esisteva Twilight, né quella mandata esplosiva che è venuta fuori intorno al 2005. Io, un'adolescente incuriosita da Buffy e Anne Rice, mi sono buttata su una storia così complicata che se adesso cerco di ritrovarne le fila, mi perdo. Quello che è successo poi, è strano. Mentre raccontavo le avventure di questa particolare ragazza dagli occhi viola ho iniziato a scrivere altre tre o quattro storie, ho buttato giù un altro romanzo, peraltro raccontato in modo piuttosto bizzarro, e qualche racconto. La storia del vampiro-angelo dagli occhi viola l'ho finita quando avevo ventisei anni. Ed era solo il primo capitolo della saga. Ho alzato la testa e tutte le idee che mi erano venute, e che via via mi erano sembrate geniali, erano state usate da tutti, occhi compresi. Erano venute a tutti. Magari meglio. Magari il mio libro era anche bruttino (chi l'ha letto, però, l'ha trovato molto interessante) ma non aveva più senso farlo uscire dal laptop. Non c'era niente in più, se non lo stile. Ma... parliamoci chiaro. Lo stile può anche non piacere, e se la storia è trita e ritrita può facilmente venire a noia.
Ora che mi ritrovo a scrivere tutt'altro, e che mi sono di nuovo buttata su una saga, mi domando: se non mi do una mossa, tutte le idee che mi vengono mi verranno soffiate sotto gli occhi da chi, forse, è anche più bravo di me a scrivere? 
Ogni tanto vedo qualche uscita e mi dico... perdindirindina, questo pezzo è uguale al mio!
Allora mi sono esortata così: datti una mossa, il primo l'hai già scritto! Fallo leggere a qualcuno e via! Ma non ci riesco. Perché sono una maledetta perfettina e... se poi nel terzo viene fuori che uno dei protagonisti ha la maglietta blu mentre nel primo ce l'aveva verde (che esempio bacato!)? 
E così passa il tempo, le idee vengono fuori e io rimango ferma nel mio spaziettino colorato. Adorabile. Si sa, sono cotta del mio blog, ma il resto?
Uff, uff, uff. 

Non lo so.

M.  

P.s.- Tanto per non complicare le cose nel mezzo continuo a scrivere altre mille storie.

venerdì 5 dicembre 2014

Il giovane Holden

Il primo libro che ho letto, o meglio, che sono stata consapevole di leggere, è stato Le streghe, di Roald Dahl. Non mi è ancora molto chiaro perché le maestre delle elementari siano così fissate con questo testo che continuo a veder riproposto anche alle nuove generazioni. Dovrò chiederlo a qualcuna, prima o poi. 
Ho letto libri senza rendermi conto di cosa facevo, altri con la consapevolezza di quello a cui andavo incontro e sono stati questi ultimi, questi magici, potenti, complessi, emozionanti, difficili libri che mi hanno trascinata dentro il mondo della lettura e che mi ci hanno ancorato rendendone impossibile il distacco. 
 
Un libro che ho letto, che so di aver letto quando avevo quindici anni ma di cui, ahimè, non ricordavo assolutamente niente fino a tre giorni fa, è quello di cui vi parlerò oggi. Si tratta di un testo che la prof. di italiano ci aveva assegnato, insieme ad altri, come lettura estiva tra la IV e la V ginnasio. Una delle cose che mi piaceva di più della scuola, oltre le penne e i quaderni (non posso di certo annoverarvi le versioni di greco e latino, le interrogazioni di filosofia e i compiti di verifica) erano i libri da leggere d'estate. Anche se non sempre capivo le scelte che venivano fatte, leggevo tutto, o quasi. Così quell'estate tra baci in piscina, chiacchiere con le amiche, telefonate infinite con S. che se ne andava per tre mesi, avventure con trucchi e vestiti (oh santa madre che moda orrenda!) ho letto Il Giovane Holden. Peccato che fino a tre giorni fa non ricordassi assolutamente niente di questo libro. Non ricordo nemmeno se all'inizio dell'anno scolastico ne abbiamo parlato in classe. Niente. Nulla. Vuoto. 
Passando davanti a una delle librerie della mia piccola casetta invece di prendere uno dei libri da leggere, quelli messi in orizzontale, ho preso uno di quelli già letti, uno di quelli in verticale, pescando proprio lui. Non potevo fare una scelta migliore. 

Sono passati cinquant'anni da quando è stato scritto, ma continuiamo a vederlo, Holden Caufield, con quell'aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, lui e la sua "infanzia schifa" e le "cose da matti che gli sono capitate sotto Natale", dal giorno in cui lasciò l'Istituto Pencey con una bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi. La trama è tutta qui, narrata da quella voce spiccia e senza fronzoli. Ma sono i suoi pensieri, il suo umore rabbioso, ad andare in scena. Perché è arrabbiato Holden? Poiché non lo si sa con precisione, ciascuno vi ha letto la propria rabbia, ha assunto il protagonista a "exemplum vitae", e ciò ne ha decretato l'immenso successo che dura tuttora. È fuor di dubbio, infatti, che Salinger abbia sconvolto il corso della letteratura contemporanea influenzando l'immaginario collettivo e stilistico del Novecento, diventando un autore imprescindibile per la comprensione del nostro tempo. Holden come lo conosciamo noi non potrebbe scrollarsi di dosso i suoi "e tutto quanto", "e compagnia bella", "e quel che segue" per tradurre sempre e soltanto l'espressione "and all". Né chi lo ha letto potrebbe pensarlo denudato del suo slang fatto di "una cosa da lasciarti secco" o "la vecchia Phoebe". Uno dei libri del Novecento che tanto ha ancora da dire negli anni Duemila.

Il giovane Holden è la storia di un sedicenne che, dal letto di ospedale dove è ricoverato a causa della tubercolosi, decide di raccontarci tre giorni della sua vita, iniziando da quando se ne va dalla scuola dalla quale viene buttato fuori fino a quando decide, forse, di fare qualcosa per se stesso.
Il personaggio di Holden è favoloso. Mi ha fatto ridere, mi ha fatto tenerezza, mi ha conquistata con i continui ragionamenti sulle azioni che compie, sulle bravate che fa. Perché nonostante i tre giorni che racconta siano pieni di comportamenti non sempre compresibili e spesso discutibili, Holden sa benissimo che tipo di persona è. Sa benissimo quali sono i suoi limiti, sa che il suo modo di rapportarsi agli altri è sbagliato. Holden è un ragazzo come tanti che si immerge completamente nei guai dell'adolescenza, non solo quelli materiali ma soprattutto quelli mentali da cui è difficile uscire. Mi sono affezionata un sacco a lui e anche quando ho pensato che stesse alzando troppo la voce o che stesse parlando con estrema velocità dicendo tante cose insieme, sono sempre stata dalla sua parte, sebbene potessi capire le reazioni scioccate degli altri. Holden è forte. Nonostante i casini materiali, mentali ed emotivi in cui si infila.
È un libro del 1951, ambientato, sembra, nel 1947, eppure è di un'attualità sconvolgente. 
Sono molto contenta di aver pescato il libro "sbagliato", uno di quelli in verticale. 
Meritava.

M.

P.s.- Ho deciso di inserire la trama vicino alle mie chiacchiere sui libri perché effettivamente leggere la storia può essere più invitante. Almeno questo è l'effetto che fa a me! ^_^


lunedì 1 dicembre 2014

I self

Che fastidio quando mi areno. Quando mi areno con i libri che leggo, con quelli che scrivo, con le cose che faccio. Preferisco di gran lunga, che-ve-lo-dico-a-fare, le giornate in cui leggo qualunque cosa, anche se non mi piace, e in cui scrivo a una velocità supersonica. Quando in due giorni lavorativi, quei giorni in cui riesci a dedicare poco, pochissimo alla scrittura, butti giù venti, trenta pagine, è magia. Magia che si sprigiona nell'aria, o forse dovrei dire nella tastiera, grazie alle dita che sono connesse così bene alle idee da diventare un tutt'uno. 
Quando invece in un giorno libero ne scrivi tre, è fastidio. Fastidio e abulia nei confronti di tutto. 
Data la situazione di arenamento mi sono messa a curiosare nel web e sono finita in un blog abbastanza particolare in cui l'autore/autrice analizza i self. Non sono sicura che "analizzare" sia il termine giusto, dato che nella maggior parte dei casi massacra i self. La cosa bella è che lo fa in modo funzionale e che non sembra metterci nessun tipo di animosità, al contrario di tante recensioni negative che si trovano negli store principali in cui alcune persone sembrano riversare il loro odio per il mondo nascondendolo dietro l'opione di un libro. È un blog particolare che ho osservato con piacere, più o meno, e che non mi ha fatto venire l'orticaria come alcuni punti di vista che ho letto in questi mesi di ebook-viaggio. 
In realtà, mi ha fatto riflettere. Un paio di giorni fa ho letto l'opinione di una lettrice che esprimeva il suo pensiero sui romanzi autopubblicati dicendo che prima, fino a qualche anno fa, i self erano davvero, davvero validi e che adesso... beh, adesso ce ne sono alcuni che stanno in piedi a malapena. 
Ovviamente mi sono fermata a pensare, sia come autrice che come lettrice.
Come lettrice non posso che dirmi d'accordo sul disappunto di fronte alla mancanza di grammatica di certi testi, e quindi appoggiare chi urla a gran voce "editing!", perché effettivamente può fare grandi cose. Come autrice mi chiedo... che sto facendo? Io amo quello faccio. Amo scrivere, l'ho sempre fatto e sempre lo farò, ma ammetto che mi sono chiesta se fosse il caso di continuare a condividere ciò che butto giù con il "mondo". Non parlo del blog - ormai mi sono affezionata così tanto che non credo riuscirei a smettere di scribacchiare, amenità e non, in questo piccolo spazio colorato - ma di libri. 
Non manco certo di autocritica, anzi, al contrario, sono terribile. Mi bacchetto di continuo e mi interrogo senza tregua sulle mie capacità, però leggere tutti questi discorsi su quanto i self possano essere... poveri, mi ha fatto pensare.
Il che forse è un bene. È un bene perché mi fa tenere in considerazione l'editing come qualcosa da fare, da fare seriamente, poiché accenti e apostrofi possono sfuggire quanto la polvere, e lo stesso vale, purtroppo, per la struttura del testo. È un bene perché mi ricorda che sono piccola piccola e che non devo avere nessuna pretesa. È un bene perché mi spinge a dare il meglio. 
Però è anche un male. È un male per quelle come me che non si credono il fenomeno dell'anno. Funziona per chi è troppo, troppo, troppo sicuro di quello che fa ma non per quelli che si chiedono quanto funzionino. Ma poi, c'è davvero qualcuno che si sente il fenomeno dell'anno? O tutti proviamo a realizzare un sogno che abbiamo chiuso con il lucchetto nel cassetto del comodino e che adesso rimbalza come una palletta impazzita tra le pareti di legno da cui non lo facciamo uscire?

Nonostante, e grazie, ciò che ho letto mi abbia condotto a queste domande, sono contenta di averlo letto. Non posso dire lo stesso dell'arenamento in cui verto in questa giornata piovosa e uggiosa. Che barbosità!

P.s.- sono così masochista che ho pensato seriamente di dare in pasto al/alla blogger di cui vi parlavo Innamorarsi ai tempi della crisi. Poi mi son detta che sarei veramente un'idiota a farmi massacrare e mi sono fermata. Per adesso.
Uh. Uh.

M. 

mercoledì 26 novembre 2014

Avevano spento anche la luna

Faccio tanta, tanta fatica a dare un voto a un libro e non lo faccio se non merita almeno tre stelline/tazzine/tartarughine/caramelline. Parto sempre dal presupposto che un testo che a me non piace per qualcun altro è la storia del secolo e penalizzarlo solo perché non era il momento giusto per leggerlo o perché non mi ha colpito come avrei voluto non mi sembra corretto. Sono tentata di farlo solo quando gli errori di grammatica superano il limite consentito, e questo dipende dal fatto che il mio lavoro è strettamente legato alla grammatica. Io amo la grammatica e mi piace leggere, ad esempio, i congiuntivi. Il congiuntivo è così elegante che soffro quando viene usato un altro modo al suo posto. Sentite com'è altisonante "credevo che tu fossi..."

A volte succede che leggo dei libri niente male che però arrivano dopo la lettura più bella degli ultimi mesi e quindi è normale che questi passino in secondo piano e che il paragone non regga. È quello che mi sta succedendo nelle ultime settimane con tutto quello che leggo, arrivato dopo Avevano spento anche la luna. Ho scoperto questo libro per caso, in una pagina facebook, e ho deciso che lo avrei comprato. La copertina, il titolo e la trama mi avevano conquistata e ho fatto fatica a non andare subito in libreria. A volte mi impongo del tempo tra un acquisto e l'altro per digerire quello che ho appena letto ma raramente riesco a sfruttarlo. Nella maggior parte dei casi mi butto subito a capofitto su qualcos'altro perché non posso credere che ciò che ho finito, che era diventato come un amico, sia veramente finito.
Ho aspettato un paio di settimane e poi, stremata, sono andata in libreria, quella di Danfe e Alessio, tanto per intenderci. Non c'era, andava ordinato. Ho atteso un paio di giorni trepidante e ci sono tornata. Finalmente era arrivato e ho interrotto quello che stavo leggendo per lui. Non solo l'ho interrotto ma sono anche tornata a casa, il giorno dopo, in pausa pranzo per poterlo finire. Uno dei libri più belli che abbia letto quest'anno. 
È il 1941 quando dottori, professori, scrittori, uomini, donne, bambini lituani, vengono deportati in un campo di lavoro in Siberia, quando inizia il viaggio che porterà tutte queste persone, e tante altre ancora, a vivere nel freddo, nel dolore, nel niente.
Mi piacciono i romanzi storici, anche quelli che raccontano fatti vicini a noi, anche quando sono terribili perché narrano una cruda verità, ma questo non è solo un romanzo storico. È un romanzo di denuncia, un romanzo che racconta uno dei tanti "eventi" che il mondo ha scoperto o combattuto in ritardo. È una storia che riporta la Storia attraverso gli occhi di una ragazzina che deve affrontare qualcosa di più grande di lei. Più grande di chiunque. La scrittura della Sepetys è favolosa, il suo modo di raccontare il dolore è sconvolgente eppure riesce a inserire la speranza, riesce a parlare di quella piccola, impercettibile, scintilla di felicità che brucia dentro chi è considerato sconfitto e che non lo è.
Non c'è molto altro da dire a parte che l'ho letto in un giorno e mezzo e che ho avuto le lacrime agli occhi dall'inizio alla fine.
Bello. Meriterebbe 10 stelle.

M. 

mercoledì 19 novembre 2014

La pagina, il freddo e il mondo che si muove

In questa strana stagione in cui il freddo fa fatica ad arrivare, per la mia gioia di freddolosa cronica, e in cui le piogge massacrano la nostra terra, vedere un po' di sole scalda l'anima e il cuore e fa venir voglia di mettere un paio di cuffie con la musica giusta e di incamminarsi per le strade della città, magari in qualche parco dove le foglie ondeggiano nell'aria e si distendono sul manto erboso ricordandoci che l'autunno è qui e che tra poco arriverà anche l'inverno. Il lungo, poco luminoso e freddo inverno. Freddo. Troppo freddo. Vivere nella città toscana più fredda di certo noi aiuta.
Per tutta una serie di motivi che non sto a spiegarvi in questo momento sono a casa, davanti al mio laptop, con i raggi del sole che entrano dalla tenda bianca della finestra creando una luce soffusa che con le note che ho come sottofondo è uno spettacolo.

In questo periodo la creatività mi punzecchia e tenta di realizzarsi non solo nella scrittura ma anche in idee su come pubblicizzare il libro, su come cambiare il blog (la veste grafica rispetto all'inizio è molto diversa) e sulla pagina facebook. A questo proposito mi piacerebbe tanto creare quella dell'autrice per poter condividere e parlare un po' più liberamente, senza essere così legata a Dafne, alla quale devo comunque tutto quello che sto costruendo e che rimarrà la mia supereroina, ma per adesso sto usando la pagina di Innamorarsi ai tempi della crisi per fare praticamente tutto. Tento di sfruttarla solo per il libro mettendo fotine carinissime, frasi del mio librino, e facendo presente di tanto in tanto che il blog va avanti, ma è un po' limitante. Voi vi chiederete perché, allora, invece di fare tutte queste chiacchiere tediose non mi dia una mossa creando una pagina da autrice e io vorrei rispondervi "sì, vado!", ma non posso. La farò, davvero, e magari vi dirò anche perché sto aspettando tanto ma per ora rimane così. Una pagina di un libro che comunque vada ha aperto il casello per questa bizzarra ma spettacolare strada su cui sto viaggiando.
In questo momento mi sposto nei soliti percorsi aspettando di vedere come vanno un po' di cose, come si muove il mondo intorno a ciò che scrivo, ma è comunque un viaggio, ed è bello, anche così.
Sì sì, lo so che il mondo intorno a ciò che scrivo si muove sempre nello stesso modo e che potrei rimanere ferma in questa zona a lungo però io ci spero. E sperare mi piace molto. E se poi davvero non vorrà muoversi fa niente, lo farò io. E lo farò con le cuffie e i raggi del sole sulla pelle. 
Magari in primavera, eh?

Vi emmo molto.
M.


venerdì 7 novembre 2014

Le personalità di M.

Penso seriamente che in me alberghino numerose personalità. Non che sia sbagliato, no. No. Credo. Spero. Solo che mi piacerebbe essere un pochino più linerare. Sottoponendo alla mia attenta attenzione (la ripetizione è attentamente voluta) questo fatto sono riuscita a restringere tali personalità a due, quelle preponderanti, che, lasciatemelo dire, sono completamente diverse l'una dall'altra. Da una parte c'è la M. solare, aperta e sorridente che viene fuori nel microcosmo che le è consueto, dall'altra c'è quella timida e imbarazzata che diventa rossa se le cade una bustina di zucchero. Entrambe, purtroppo, richiedono la stessa attenzione ed emergono come più gli piace e quando più gli piace. La seconda M., mio malgrado, è quella che si muove nel web, quella che fissa la pagina piena di parole che vorrebbe inviare a qualcuno e che invece cancella dopo qualche secondo perché si vergogna. Che gioia. . . (i punti non sono un errore ma il tentativo di dimostrare il mio disappunto) . . . 
Mentre la prima sembra quasi sicura di sé ed è simpatica, chiacchierina (non ona, eh!) e buffa, la seconda sembra una ragazzina di dodici anni che si infila continuamente in ambienti che non sono i suoi e che viene costretta da qualcuno (ma poi, da chi?) a comunicare con il mondo contro la sua volontà. 
Secondo me prima non ero così. Prima ero moooolto più tranquilla. Sono sempre diventata rossa ma non come adesso. Ora lo divento per delle banalità.
Qualche giorno fa, per esempio, ho incontrato un mio vecchio compagno di classe che mi ha salutato e che mi ha chiesto "che fai?". Io ho percepito ogni secondo del mio rossore, a cominciare dalla sensazione di calore che dal mento è salita fino alla fronte. Mi rendo conto che è assurdo ma è anche vero che... che domanda è? Insomma, cosa vuoi sapere? Cosa faccio nella vita? Cosa faccio adesso? Cosa faccio nel preciso istante in cui me lo chiedi? Cosa faccio per diventare rossa? Cosa faccio per essere così ridicola? Perdindirindina, sii più specifico, no?
Non ho fatto nessuna di queste domande, chiaramente. Non ho proprio detto niente. Ho farfugliato qualcosa a proposito del fatto che ero appena uscita dal lavoro, ho aspettato che il mio rosa maialino riprendesse il sopravvento sul rosso peperone e l'ho salutato andando via e chiedendomi, un po' come Dafne, che problema avessi. 
Sospetto che la risposta sia: timidezza. Per un tipo solare e aperto come me non ha alcun senso essere timida. Aperto e timido di solito sono uno il contrario dell'altro, non sinonimi. Non caratteristiche affini. In me invece riescono a contendersi il primato, affiorando nei momenti che ritengono più opportuni. Per fortuna la M. aperta e solare vince. E stravince. Yuuhuu! 

Tutto questo preambolo spiega perché sono così impedita nei rapporti interpersonali che non mi sono consueti ma spiega anche il mio interesse verso le più disparate tipologie di libri. Nell'ultima settimana ho comprato testi che non hanno assolutamente niente a che fare l'uno con l'altro e cioè:
- The giver, La rivincita, Il Messaggero e il Figlio di Lois Lowry;
- Avevano spento anche la luna di Ruta Sepetys;
- So che ci sei di Elisa Gioia.
Per il momento ho letto The giver e ho iniziato La rivincita ma vorrei che la giornata fosse fatta di 48 ore per poterli finire tutti in un giorno. Ve lo assicuro.

M. 


sabato 1 novembre 2014

I romance

In queste ultime settimane ho letto varie cose tra cui diversi romance e un New Adult. È solo il secondo che leggo (quarto se consideriamo che il "primo" era una trilogia) e per il momento mi sento di riconoscere che forse non è il mio genere. Perché? Difficile da dire ma... È come se durante la lettura cercassi qualcosa che non trovo mai. Leggo, leggo, continuo a leggere e mentre lo faccio inseguo un'emozione, un fatto, una parola che non riesco a raggiungere e quando finisco il libro e lo chiudo mi ritrovo con il naso arricciato e la sensazione di aver perso qualcosa (no, non l'olfatto). Ci riproverò, e lo farò con alcuni titoli che mi sono stati consigliati da una blogger con un dono meraviglioso: la capacità di farmi interessare a libri che mai e poi mai avrei pensato di apprezzare. Ha qualche potere magico che a me manca, forse è una polverina che rilascia nell'aria, e nelle pagine, confondendo tutti noi. O forse è semplicemente brava e coglie gli aspetti positivi di ogni libro. Non lo so, davvero. Questa streghetta si chiama Sybil e il blog per cui scrive è Sognando tra le righe.
Tornando a noi, non vi dirò quali sono i New Adult che ho letto perché non mi hanno entusiasmato e quindi non voglio confondervi con il mio punto di vista, almeno su questo genere.
Sì, sì, avete capito bene. Non voglio confondervi su questo genere perché in realtà ho intenzione di farlo, sempre che non ne siate già fan come me, a proposito dei romance che ho letto negli ultimi mesi. Ne ho divorati un bel po' ma tre mi sono piaciuti in particolare. Prima di iniziare ci tengo a ricordarvi la mia totale inattitudine alle recensioni. Cercate di prendere il meglio che le mie parole, e le mie scarne considerazioni, sono in grado di offrirvi.
Questa volta vi parlo di... (rullo di tamburi!):
1. Trent'anni... e li dimostro, Amabile Giusti
2. Con un poco di zucchero, Chiara Parenti
3. Es(senza) di te, Corinne Savarese
Se il genere romantico/simpatico vi è gradito, questi tre titoli sono perfetti per voi. A me le storie d'amore piacciono un sacco e in qualche modo le ricerco sempre nei libri, anche in qualche saggio (che geniA, eh?), quindi leggere quelle scritte appositamente per far provare certe emozioni le apprezzo particolarmente. Devo dire, però, che non vado pazza per la storia d'amore tormentata e seriosa, a meno che non sia ambientata in un periodo storico che va dal IX secolo a.C. (volendo anche prima) al XX d.C, e chiaramente dipende dal libro. È sempre così, no? 
Va bene, va bene, torno ai titoli di cui vi parlavo. Dunque, dov'ero? Sì, sì, ci sono! Mi piace l'amore incasinato ma dolce, complicato ma simpatico, doloroso ma ironico. Insomma, i tre di cui vado parlando (che bella struttura!) sono perfetti perché sono romantici ma sono anche ironici e colpiscono dove devono colpire e affondare il lettore.
Trent'anni... e li dimostro è un romanzo davvero bello perché fa ridere, e ridere di gusto, ma sa anche trasmettere emozioni forti sia in positivo che in negativo. Ho sorriso, ho pianto, ho riso e ho anche messo il broncio. Non è da tutti suscitare così tante sensazioni!
Con un poco di zucchero è una meraviglia, e ripeto meraviglia scandendo bene le parole, perché oltre a rispettare i canoni sopra citati è anche raccontato dal punto di vista di un uomo e ciò rende la storia più scoppiettante. Il fatto che Matteo, il protagonista, sia anche molto simpatico fa sembrare tutto più divertente. 
(Es)senza di te è una storia originalissima con una bella ambientazione e una nemica pestifera. Le pagine scorrono velocemente e tengono ancorati. Molto carino!

Come già fatto per altre tipologie di libri ci tengo a sottolineare il fatto che... deve piacere il genere. Se cercate libri seri che raccontano un amore struggente e che facciano solo piangere, non credo che facciano per voi. Ma se oltre ad avere il batticuore (perché è questo che provocano i tre) avete voglia di sorridere e magari farvi anche qualche risata vi assicuro che sono perfetti. Assolutamente perfetti.

Buona lettura carissimi lettori di M.
Sappiate che... vi emmo molto!
M. (tanto per non essere ridondanti)


martedì 21 ottobre 2014

Divergent, Insurgent, Allegiant

Adoro innamorarmi dei libri. Mi piace quando ne trovo uno così bello e appassionante da non aver più voglia di mangiare, bere e uscire perché anche se lo faccio, intendo dire se mangio, bevo e esco, una piccola parte di me, una piccola M. continua a pensare a quel libro, alla sua storia, allo spettacolo che ha creato. Quello che proprio non mi piace è quando me ne innamoro e ci sto male perché non finisce come dovrebbe o come vorrei. Questo non significa che non mi sia piaciuto, anzi, forse proprio per questo lo apprezzo ancora di più ma non cambia il fatto che ci sto male. Male. Male.
A quante persone succede di star male per un libro? Fortunatamente tante, ho scoperto, e l'ho scoperto grazie ai blog, grazie a tutte quelle persone che come me si perdono tra le pagine di una storia e fanno fatica ad uscirne. Scoprire che tanta, tanta gente è nelle mie condizioni è un'altra cosa che amo e devo ringraziare Dafne che in un certo senso mi ha costretto ad aprire un blog e ad entrare in contatto con un po' di persone.
Ma non è di questo che stiamo parlando. Adesso stiamo parlando della trilogia di un libro che mi ha tolto il sonno e la fame (che non sono tanto normale l'avevate già capito, no?).
Sto parlando della trilogia di Divergent, un romanzo distopico che, secondo me, non potrà far altro che catturare gli appassionati del genere. Ecco, questo è fondamentale. Se i distopici/fantascientifici non vi piacciono, non credo abbia molto senso leggerlo perché se siete di quelli che ogni quattro o cinque pagine si chiedono "ma come è possibile?" oppure dicono "ma è assurdo!", "è ai limiti della realtà!" (sì, non a caso fanno parte di questa categoria) non ve lo consiglio affatto. Se invece l'idea di mondi paralleli, realtà diverse, universi sconosciuti e tutto ciò che è difficile considerare come possibile vi affascina, dovete leggerlo.
Un paio di anni fa, anche spinta da S. che che ne era stata risucchiata quasi come se fosse stato un buco nero, ho letto la trilogia di Hunger Games che, badate bene, mi è piaciuta molto. Ma non così tanto. Non ho avuto la tentazione di rileggerla da capo appena finita. Adesso invece sono qui e ogni tanto passo davanti al primo e mi chiedo cosa mi trattenga dal riprendere la storia di Tris e Quattro dall'inizio per immergermi ancora una volta in una Terra indubbiamente diversa da come la conosciamo e forse proprio per questo così affascinante (e inquietante, perché è sicuramente difficile accettare che possa realmente essere così.)
Ovviamente la pila di libri del comodino (e del corridoio) urla che sono una pazza, una sconsiderata e un'irresponsabile perché loro aspettano da una vita una prima lettura e Veronica Roth potrebbe essere sottoposta alla seconda, quindi mi faccio forza e mi dirigo verso Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu e cerco di non guardare Divergent.

Ma lo amooooo!! *_*

Confido nella mia grande forza di volontà! ^_^

M. 



domenica 12 ottobre 2014

I tre di gennaio

Recentemente mi sono soffermata a pensare a quali libri ho letto quest'anno e a quali, per il momento, mi sono piaciuti di più. Mi rendo conto che leggendone molti ogni tanto qualcuno sfugge alla mia memoria e quindi mi ritrovo a cercare per casa i suddetti testi salvo poi ricordarmi che alcuni mi sono stati prestati da Sab. e che altri li ho scambiati. Così perdo quei quindici minuti buoni (che potrei utilizzare per fare qualcosa di più concreto come pulire le finestre) alla ricerca dei titoli. Perché il vero problema non è che non mi ricordo il libro. Il vero problema è che non mi ricordo come si chiama, e men che meno l'autore, e questa è una cosa che mi dispiace davvero tanto. Non succede con tutti, perché molti rimangono ben impressi nella mia memoria, scrittore compreso, ma quelli che mi sono piaciuti un po' meno piano piano mi lasciano il ricordo della storia, magari carina, ma fanno scomparire il loro nome e quello del loro creatore. Da autrice non posso che provare fastidio di fronte a questa mancanza.

Comunque, riflettendo mi sono resa conto che i libri che più mi hanno colpito in questo 2014 li ho letti in gennaio, subito dopo la fine dell'anno. Anche adesso sto leggendo delle cose veramente carine, alcune delle quali sono degne di nota, ma non hanno ancora creato il trambusto che sono state in grado di mettere in moto le altre.
Sto parlando di:
- No et moi di Delphine de Vigan;
- Il linguaggio segreto dei fiori di Vanessa Diffenbaugh;
- Bridget Jones - Un amore di ragazzo di Helen Fielding.
Il primo mi è stato regalato ed è stato una sorpresa incredibile. Gli scrittori francesi mi piacciono molto (soprattutto se li leggo in lingua originale), ma non pensavo potessero piacermi così tanto. Questo è davvero bello, bello, bello. Il titolo italiano è L'effetto secondario dei sogni. È la storia di una ragazzina che vive una situazione famigliare per niente facile e che si trova ad affrontare un mondo che non le appartiene fino in fondo e che inizia a conoscere quando incontra No, una ragazza poco più grande, che vive ai limiti della società e che lei e il compagno di scuola Lucas cercheranno di aiutare. Amicizia, emarginazione, solidarietà, solitudine, amore, scoperta sono gli ingredienti di questo favoloso libro non canonico. L'ho adorato. Da leggere, assolutamente.
Il linguaggio segreto dei fiori è uno di quelli che ho visto per mesi nelle librerie e che per mesi ho volutamente ignorato perché spesso i romanzi di questo genere che si ritrovano primi in classifica non mi fanno impazzire. Non voglio dire che non mi piacciono ma solo che non sono tra i miei preferiti, a meno che non siano fantasy o di fantascienza, perché in quel caso possono anche mandarmi in visibilio. Comunque, Sab. me ne ha parlato per un sacco di tempo e alla fine, dopo mesi e mesi, ho ceduto, me lo sono fatto prestare e ho perso così tanto la testa che l'ho comprato. Bello quasi quanto il precedente e da alcuni punti di vista nemmeno così diverso. Parla di una giovane ragazza cresciuta passando da una famiglia adottiva all'altra che inizia a costruirsi una propria vita in cui, però, ritrova dei fantasmi del passato. Sono fantasmi di cui lei non può fare a meno, fantasmi che parlano il suo stesso linguaggio, l'unico che sembra accettare, quello dei fiori. Da leggere. 
Per Bridget vale un discorso diverso. Io adoro questo genere, soprattutto se esce dopo che mi sono letta qualcosa tipo L'amore ai tempi del colera di Marquez o Biblioteca di Apollodoro. Quella di alleggerirmi con letture divertenti è una necessità che si manifesta quando finisco testi più densi, soprattutto se classici, e credo ci siano pochi libri che riescono nell'intento quanto quelli che raccontano le avventure di Bridget. Sarà che gli altri due li ho letti da adolescente, quando ridevo senza capire poi così bene cosa significasse essere una trentenne, ma oggi posso dire con certezza che dei tre Bridget Jones - Un amore di ragazzo è il mio preferito e che ho riso come una matta. Che dirvi? La pasticciona più famosa del mondo si barcamena tra figli, twitter, un toyboy e i suoi indimenticabili amici. Un mix esplosivo! Da leggere, veramente.


Se cliccate sul titolo il link vi porterà direttamente alla sinossi del libro, tranne il secondo che rimanda al sito ufficiale. Spero di aver suscitato un po' della vostra curiosità. ^_^

M.