martedì 21 ottobre 2014

Divergent, Insurgent, Allegiant

Adoro innamorarmi dei libri. Mi piace quando ne trovo uno così bello e appassionante da non aver più voglia di mangiare, bere e uscire perché anche se lo faccio, intendo dire se mangio, bevo e esco, una piccola parte di me, una piccola M. continua a pensare a quel libro, alla sua storia, allo spettacolo che ha creato. Quello che proprio non mi piace è quando me ne innamoro e ci sto male perché non finisce come dovrebbe o come vorrei. Questo non significa che non mi sia piaciuto, anzi, forse proprio per questo lo apprezzo ancora di più ma non cambia il fatto che ci sto male. Male. Male.
A quante persone succede di star male per un libro? Fortunatamente tante, ho scoperto, e l'ho scoperto grazie ai blog, grazie a tutte quelle persone che come me si perdono tra le pagine di una storia e fanno fatica ad uscirne. Scoprire che tanta, tanta gente è nelle mie condizioni è un'altra cosa che amo e devo ringraziare Dafne che in un certo senso mi ha costretto ad aprire un blog e ad entrare in contatto con un po' di persone.
Ma non è di questo che stiamo parlando. Adesso stiamo parlando della trilogia di un libro che mi ha tolto il sonno e la fame (che non sono tanto normale l'avevate già capito, no?).
Sto parlando della trilogia di Divergent, un romanzo distopico che, secondo me, non potrà far altro che catturare gli appassionati del genere. Ecco, questo è fondamentale. Se i distopici/fantascientifici non vi piacciono, non credo abbia molto senso leggerlo perché se siete di quelli che ogni quattro o cinque pagine si chiedono "ma come è possibile?" oppure dicono "ma è assurdo!", "è ai limiti della realtà!" (sì, non a caso fanno parte di questa categoria) non ve lo consiglio affatto. Se invece l'idea di mondi paralleli, realtà diverse, universi sconosciuti e tutto ciò che è difficile considerare come possibile vi affascina, dovete leggerlo.
Un paio di anni fa, anche spinta da S. che che ne era stata risucchiata quasi come se fosse stato un buco nero, ho letto la trilogia di Hunger Games che, badate bene, mi è piaciuta molto. Ma non così tanto. Non ho avuto la tentazione di rileggerla da capo appena finita. Adesso invece sono qui e ogni tanto passo davanti al primo e mi chiedo cosa mi trattenga dal riprendere la storia di Tris e Quattro dall'inizio per immergermi ancora una volta in una Terra indubbiamente diversa da come la conosciamo e forse proprio per questo così affascinante (e inquietante, perché è sicuramente difficile accettare che possa realmente essere così.)
Ovviamente la pila di libri del comodino (e del corridoio) urla che sono una pazza, una sconsiderata e un'irresponsabile perché loro aspettano da una vita una prima lettura e Veronica Roth potrebbe essere sottoposta alla seconda, quindi mi faccio forza e mi dirigo verso Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu e cerco di non guardare Divergent.

Ma lo amooooo!! *_*

Confido nella mia grande forza di volontà! ^_^

M. 



domenica 12 ottobre 2014

I tre di gennaio

Recentemente mi sono soffermata a pensare a quali libri ho letto quest'anno e a quali, per il momento, mi sono piaciuti di più. Mi rendo conto che leggendone molti ogni tanto qualcuno sfugge alla mia memoria e quindi mi ritrovo a cercare per casa i suddetti testi salvo poi ricordarmi che alcuni mi sono stati prestati da Sab. e che altri li ho scambiati. Così perdo quei quindici minuti buoni (che potrei utilizzare per fare qualcosa di più concreto come pulire le finestre) alla ricerca dei titoli. Perché il vero problema non è che non mi ricordo il libro. Il vero problema è che non mi ricordo come si chiama, e men che meno l'autore, e questa è una cosa che mi dispiace davvero tanto. Non succede con tutti, perché molti rimangono ben impressi nella mia memoria, scrittore compreso, ma quelli che mi sono piaciuti un po' meno piano piano mi lasciano il ricordo della storia, magari carina, ma fanno scomparire il loro nome e quello del loro creatore. Da autrice non posso che provare fastidio di fronte a questa mancanza.

Comunque, riflettendo mi sono resa conto che i libri che più mi hanno colpito in questo 2014 li ho letti in gennaio, subito dopo la fine dell'anno. Anche adesso sto leggendo delle cose veramente carine, alcune delle quali sono degne di nota, ma non hanno ancora creato il trambusto che sono state in grado di mettere in moto le altre.
Sto parlando di:
- No et moi di Delphine de Vigan;
- Il linguaggio segreto dei fiori di Vanessa Diffenbaugh;
- Bridget Jones - Un amore di ragazzo di Helen Fielding.
Il primo mi è stato regalato ed è stato una sorpresa incredibile. Gli scrittori francesi mi piacciono molto (soprattutto se li leggo in lingua originale), ma non pensavo potessero piacermi così tanto. Questo è davvero bello, bello, bello. Il titolo italiano è L'effetto secondario dei sogni. È la storia di una ragazzina che vive una situazione famigliare per niente facile e che si trova ad affrontare un mondo che non le appartiene fino in fondo e che inizia a conoscere quando incontra No, una ragazza poco più grande, che vive ai limiti della società e che lei e il compagno di scuola Lucas cercheranno di aiutare. Amicizia, emarginazione, solidarietà, solitudine, amore, scoperta sono gli ingredienti di questo favoloso libro non canonico. L'ho adorato. Da leggere, assolutamente.
Il linguaggio segreto dei fiori è uno di quelli che ho visto per mesi nelle librerie e che per mesi ho volutamente ignorato perché spesso i romanzi di questo genere che si ritrovano primi in classifica non mi fanno impazzire. Non voglio dire che non mi piacciono ma solo che non sono tra i miei preferiti, a meno che non siano fantasy o di fantascienza, perché in quel caso possono anche mandarmi in visibilio. Comunque, Sab. me ne ha parlato per un sacco di tempo e alla fine, dopo mesi e mesi, ho ceduto, me lo sono fatto prestare e ho perso così tanto la testa che l'ho comprato. Bello quasi quanto il precedente e da alcuni punti di vista nemmeno così diverso. Parla di una giovane ragazza cresciuta passando da una famiglia adottiva all'altra che inizia a costruirsi una propria vita in cui, però, ritrova dei fantasmi del passato. Sono fantasmi di cui lei non può fare a meno, fantasmi che parlano il suo stesso linguaggio, l'unico che sembra accettare, quello dei fiori. Da leggere. 
Per Bridget vale un discorso diverso. Io adoro questo genere, soprattutto se esce dopo che mi sono letta qualcosa tipo L'amore ai tempi del colera di Marquez o Biblioteca di Apollodoro. Quella di alleggerirmi con letture divertenti è una necessità che si manifesta quando finisco testi più densi, soprattutto se classici, e credo ci siano pochi libri che riescono nell'intento quanto quelli che raccontano le avventure di Bridget. Sarà che gli altri due li ho letti da adolescente, quando ridevo senza capire poi così bene cosa significasse essere una trentenne, ma oggi posso dire con certezza che dei tre Bridget Jones - Un amore di ragazzo è il mio preferito e che ho riso come una matta. Che dirvi? La pasticciona più famosa del mondo si barcamena tra figli, twitter, un toyboy e i suoi indimenticabili amici. Un mix esplosivo! Da leggere, veramente.


Se cliccate sul titolo il link vi porterà direttamente alla sinossi del libro, tranne il secondo che rimanda al sito ufficiale. Spero di aver suscitato un po' della vostra curiosità. ^_^

M.