sabato 16 agosto 2014

Mettersi in gioco

Pubblicando un libro ho scelto di mettermi in gioco. Ho scelto di espormi alla berlina per essere letta. Non sto a dirvi quanto ciò sia stato, e sia, difficile. Quando ti pubblica una casa editrice ti senti protetto. Loro fanno una scelta, scelgono te, e se lo fanno un motivo c'è. Quando ti pubblichi da solo, e scegli di farlo senza nemmeno verificare se a loro potresti piacere o no, autorizzi il mondo a metterti alla gogna. Ora, a me il concetto di gogna non è mai piaciuto, nonostante la passione per il Medioevo. Non è bello che tutti possano dire qualunque cosa pensino solo perché non sono nella tua stessa posizione.
Quando ero all'università mi sono messa in gioco ogni giorno. Non avevo nessun tipo di problema perché lì mi sentivo bene. Tra i libri io ero, e sono, felice. Trascorrere le giornate a studiare, intervallando il dovere al piacere con svariati caffè in compagnia delle amiche, mi faceva sentire a mio agio e anche se, a differenza di Dafne, me la facevo sotto prima di un esame, ero sempre felice di mettermi in gioco. Ma quando si tratta di mostrarsi al mondo ho qualche difficoltà. Non sono timida, però la mia pelle chiara diventa rossa con facilità perché mi imbarazzo con niente, quindi cose come ballare, cantare o parlare in pubblico mi riescono molto difficili. 

Qualche giorno fa, per esempio, sono andata al solito bar. Vado in quel bar da due anni e conosco praticamente tutti i baristi, quindi la fase di "oh santa madre potrei fare una figuraccia e giocarmi per sempre la possibilità di essere considerata normale" dovrebbe essere stata superata. E invece no. Consegno al ragazzo 50 centesimi invece che 1 euro. Lui ride e dice "Che ci devo fare con 50 centesimi?"
"Davvero ti ho dato 50?", replico gettando le mani nella borsa e iniziando a frugare come se fossi in spiaggia e muovessi la sabbia a forza di bracciate per raggiungere l'acqua. Testa bassa, ovviamente. Sia mai che mi veda diventare rossa. Il borsello era stato inglobato dalle altre mille cose, tutte utili ma in quel momento diventate inutili, ed era sprofondato in un pozzo. 
"M., va bene così, dai!" prosegue sorridendo. Lo sento ma non lo vedo.
"No, ehm, aspetta, io..." dico rovistando nel buco nero. A quel punto lui continua a tranquillizzarmi e io, finalmente tornata del mio color rosa maialino, alzo la faccia e sorrido. Per circa 4/5 secondi ho avuto paura di alzare la testa perché ero diventata rossa, e lo ero diventata per una bazzecola. 
Insomma, io mi vergogno per molte cose. Faccio tutto, chiaramente, é difficile che mi tiri indietro, però non vedo l'ora che sia finita.
Adesso ho fatto questa cosa, ho pubblicato un libro e ho paura che finisca presto anche se sono terrorizzata dall'opinione che potrebbe avere la gente. Mi sono messa in gioco e mi chiedo continuamente perché l'ho fatto. Perché l'ho fatto davvero, e l'ho fatto da sola. Certo, insieme a me hanno lavorato S., Sab. e Si., ma sono io che mi sono messa in gioco, che mi sono esposta alla gogna e che ho accettato la mia condizione.
Accettato... forse no. In questo preciso momento è come se avessi una piccola S. sopra la spalla che mi chiede: sei sicura di averla accettata? Forse no, devo ammetterlo (e ripeterlo).
Ok, no, non l'ho affatto accettata S. Me la faccio sotto minuto dopo minuto e divento rossa pure quando sono da sola all'idea che tutti possono leggermi e che non ho ancora capito in quanti l'hanno fatto davvero. Ma ormai è andata, e ci sono talmente tanto dentro che ho addirittura fatto una pagina facebook (come vorrei la faccina che spalanca gli occhi stupita/spaventata/imbarazzata!). La trovate qui: Innamorarsi ai tempi della crisi - fanpage

P.s.- Nella foto, lo screenshot fatto questa mattina... posizione n. 33 dei bestsellers nella sezione "romanzi rosa" su Amazon! Adesso sono alla n. 40! *_*

 M.

2 commenti:

  1. Mi ritrovo molto in questo tuo post e nella timidezza !
    Molto bello il tuo blog!
    Giulia

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  2. Grazieee! Che carina! Sono contenta che ti piaccia!
    Povere noi dalle guance scarlatte! :p

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