venerdì 15 luglio 2022

Qual è problema [Amazon]?

Io, esattamente, non lo so. 
Penso di poter dire che ce ne sono tanti, e che la maggior parte non dipendono da me. O almeno credo.

Il primo, che viene costantemente portato alla mia attenzione, è la questione di Amazon come piattaforma di pubblicazione. Tante autrici e lettrici mi hanno chiesto perché non cedessi a Kindle Unlimited e così mi sono messa di impegno per capirne la ragione.

1. Ho sempre usato StreetLib e per la versione digitale ammetto che è piuttosto facile. Mi ci sono affezionata e stupidamente, faccio fatica a staccarmene.

2. Pubblicare con Amazon Direct Publishing significa avere il proprio libro solo su Amazon, a meno che non si usi un altro portale - tipo Streetlib - per pubblicare negli altri, ma questo significherebbe non avere accesso a Kindle Unlimited che puoi attivare solo se dai l'esclusiva al colosso americano. 
Per me, che credo fortemente nella sostenibilità e nella necessità di un mondo più equo, l'idea di dare tutto questo potere solo a Amazon è provante. Ma sarei anche disposta a provare, se non fosse che pur vendendo il maggior numero di copie lì, ho dei lettori, alcuni dei pochi affezionati rimasti, che non comprano, lì. Non gli giocherei un bel tiro.

3. La questione commerciale. Io non so come fanno la maggior parte degli scrittori che vendono senza vivere di sola scrittura, ma per me l'argomento è spinosissimo. Essendo una dipendente che ha anche un lavoro freelance (con guadagni sotto una certa soglia e documentazioni da presentare), non ho mai aperto partita IVA. 
Ma con Amazon? Essendo un'azienda americana ha un sistema di tassazione completamente diverso e non rilascia un tubo (CUD o simili). Secondo alcuni commercialisti e avvocati che bazzicano il web, pubblicare su Amazon senza partita IVA è impossibile, perché non dichiari. E non va bene nemmeno se stai sotto le soglie limite.
Dunque? Se pubblico su Amazon, come dichiaro? Evado? Me ne frego? Mi strappo i capelli? 

Le tre ragioni mi tengono ferma. Potrei osare. Potrei prendere appuntamento con un commercialista (che appare comunque confuso, sul tema, a meno che non si cerchi uno ferrato che solo per il primo incontro chiede 300 euro). Potrei lasciare tutto com'è e continuare così senza lamentarmi.

Ma se non mi lamentassi il blog non avrebbe senso, quindi, siccome è il mio diario da scrittrice fallita [ho capito che vi ha turbati molto, il sottotitolo, vediamo se trovo un aggettivo che funziona altrettanto bene], cerco di venire a capo dei guazzabugli.

Se avete consigli o commenti, sarei felicissima di leggervi!
Monica 

2 commenti:

  1. Io pubblico sia su Amazon che su Streetlib, ammetto che quest'ultimo è molto più comodo perché ti manda il Cud ed è tutto lì, invece con Amazon non hai nessun cud però, essendo anch'io dipendente, non ho nessuna partita iva, dichiaro il lordo che prendo da Amazon nel 730 nella voce altri redditi aggiungendo all'importo lordo di Streetlib. Come documento di Amazon tengo agli atti le contabili della banca con cui mi arriva mensilmente l'accredito. Soluzione datami dal CAAF dove ho presentato il 730...

    RispondiElimina
  2. Ma infatti credo che proverò anch'io a fare così, con il prossimo romanzo, o uno vecchio, chissà, tenterò e seguirò la tua stessa strategia! Non ho altre idee... grazie Giulia per la tua risposta preziosissima! ^_^

    RispondiElimina