martedì 9 febbraio 2016

Che fine farà il mio libro?

Scrivere un libro non è facile. Come già detto più e più volte, avere un'idea non basta. Ci vuole l'idea, ci vuole la passione, ci vuole il momento giusto, ci vuole la pratica, ci vuole il desiderio. Ci vogliono un sacco di cose, prima tra tutte la capacità di mettersi davanti a un foglio, o a un laptop, e scrivere. 


Tra le tante difficoltà in cui si può incorrere quando si scrive un libro, c'è il blocco dello scrittore. Questo Signor Blocco ha un modo di relazionarsi al Povero Scrittore molto interessante e sicuramente molto diverso. Si può presentare quando ti siedi e appoggi le mani sulla tastiera, o impugni la penna, mentre fissi inerme, turbato e un po' annoiato, la pagina che non vuole colorarsi di nessuna nuance. In questo caso, Signor Blocco ti accompagna per qualche minuto, un'ora, qualche giorno, durante la stesura di un testo che hai deciso di produrre ma che ancora non è nato, o che sta nascendo e che non riesci a far crescere, o che è cresciuto e non riesci a terminare. Può diventare, se lo desidera, un fastidioso compagno di viaggi che ha deciso di impossessarsi della tua guida e anche della tua curiosità. O forse solo della tua capacità di scoprire il mondo. Essendo abbastanza subdolo, può anche scegliere di presentarsi sul lungo periodo, togliendoti del tutto la voglia di produrre. Quando fa questo, la situazione diventa complicata perché ti risucchia così tanto da farti dimenticare che per te scrivere è fondamentale. Diventa come un amico/suocera/non invitato che ti si piazza in casa e che ti fa dimenticare che vivevi da solo, che avevi i tuoi spazi e che lui con te non c'entra niente. 
Signor Blocco si è impossessato di M. la Scribacchina per diverso tempo. 
Diverso tempo è un eufemismo. Signor Blocco si è accomodato nella mia dimora per anni. Quando finii il primo libro intero che valesse la pena di essere chiamato tale, avevo venticinque anni. Lo iniziai a 17. Non c'è bisogno di essere bravi in matematica per capire che qualcosa non andava. Se ve lo state chiedendo, non me la sono presa comoda. Non ero io che ero lenta ma lui che si piazzava in casa mia quasi ogni giorno e mi faceva dimenticare una cosa fondamentale: la scrittura. Sapevo di farlo, sapevo di volerlo fare ma c'erano cose più importanti o più immediate che passavano avanti a tutto. 
Quando, finalmente, riuscii a finirlo mi buttai subito sul secondo. E dopo non molto tempo - parliamo di circa 100 pagine, che per un fantasy non sono così tante - Signor Blocco è tornato e tra tè e pasticcini mi ha di nuovo fatto mettere da parte tutto.
Da tre anni a questa parte Signor Blocco fa delle veloci capatine nelle quali non riceve molta attenzione. Il nuovo nemico, se così lo possiamo chiamare, porta il nome di Che fine farà il mio libro? e risulta altrettanto fastidioso. A dirla tutta, è un tantino più assillante e pretende spazi che non gli si possono negare, è scomodo quanto il primo ma molto più presente e urticante. Sembra affascinante, con quel suo modo di fare, ammicca di continuo e miete ammiratori senza il minimo sforzo ma è solo una presenza seccante che non permette allo Scribacchino di riflettere e di fare le scelte giuste. 
In particolare, non permette a M. La Scribacchina di decidere come muoversi a proposito del prossimo libro. 
Ve lo prendete voi? Mi ha già stufata.
Grazie emmosi. 

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M. nell'atto di mandare a quel paese Che fine farà il mio libro? 

14 commenti:

  1. Immagino tu stia parlando del libro fantasy che stavi scrivendo o era fantascienza?
    No perché la 'storiella' è diventata la 'storia' quindi non parli di quello. Mi viene in mente la frase di Mark Twain che abbiamo commentato sul blog di Grazia, non sarà che c'è una sola forma di scrivere la storia e stai cercando quella giusta? In ogni caso in bocca al lupo!

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    1. Innanzitutto: crepi! :)
      Era un discorso un po' generale sull'aver finito, o quasi, una storia e il chiedersi che strada prenderà sul piano editoriale. Come verrà letta. Quando.
      Un po' di deliri, insomma. ;)

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  2. Il signor Blocco non lo frequento molto. Ogni tanto gli ho gettato in faccia opere lasciate a metà, ma in un certo senso era venuto a portarmele vie giustamente, come una raccolta abiti smessi che permette di ripulire gli armadi.
    Invece "Che fine farà il mio libro?" è molto più preoccupante. Al momento il romanzo su cui ho lavorato è in lettura, ma poi che accadrà se non verrà subito adottato? Lo lascio orfano? Lo butto nel gran mare del self? Me lo cullo eternamente nel cassetto?

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    1. Esattamente le stesse domande che mi faccio io. Non mi piacciono per niente. Sigh.

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  3. Il signor blocco si è trasferito da me in maniera definitiva!

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    1. Che carino. Fa proprio simpatia, no? -.-'
      Confida Lisa, prima o poi se ne va. :*

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  4. Ciao Monica, anch'io a volte ho il dubbio su quale strada far prendere alle mie storielle: selpublishing? Case editrici di ebook (ammesso che decidano di pubblicarmi)? Case editrici per esordienti che pubblicano anche nel formato cartaceo? Per i miei due romanzi ho optato per amazon, per il terzo invece ho provato con una casa editrice per ebook, con la consapevolezza di passare all'autopubblicazione appena passati i canonici sei mesi.

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    1. Ciao Ariel. :)
      Che sarebbero i canonici sei mesi? Sai che non ne ho mai sentito parlare?

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    2. Di solito, dopo aver proposto un romanzo a una casa editrice, se passano sei mesi e nessuno ti contatta vuol dire che non sono interessati...

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    3. Ah sì, ok! Non avevo capito che ti riferivi a quello! ;)

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  5. Che scrittrice saresti se non passassi dal famoso "blocco"?
    È intrinseco al mestiere di scrivere, non preoccuparti. Una "forma virale" che passa senza medicine, un necessario appuntamento, una prova da affrontare e superare.
    Periodico, recidivo, duraturo, ma non invincibile.
    Soprattutto, consolati: ci siamo passati più o meno tutti... e siamo ancora più o meno tutti ancora piedi piedi! ;)

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    1. Sai che stavo meglio quando c'era "Signor Blocco" piuttosto che ora con "Che fine farà il mio libro"? Mi irrita in un modo... grrrr.

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  6. Sai, sto cominciando a pensare che con "Signor Blocco", "Che fine farà il mio libro?" e i loro parenti dobbiamo imparare a farci amicizia. Anche se sono pallosi e dannosi oltre ogni dire, magari vogliono anche dirci qualcosa. Cosa? Guzzanti direbbe che la risposta è dentro di noi, ma è sbagliata... ;) (No, non te li prendo io, li ho già campeggiati in casa.)

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    1. Cose tipo: “smetti, tanto non ce la farai mai” o “continua così che prima o poi arrivi”?
      Perché se volessero dirmi la prima mi piacerebbe saperlo così li sbatto fuori di casa nudi, senza documenti e con degli strani tatuaggi tribali su tutto il corpo. Che si arrangino. :D

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