venerdì 24 maggio 2019

Della volta che un editore mi ha detto "NO"

Casa editrice sì, casa editrice no?
Questo dubbio amletico attanaglia tantissimi autori, che, come me, vengono dal mondo self e sono abituati a fare e disfare da soli senza grandi intermediari.

Lavorare con le persone come noi, dunque, non è facile se si è un editore. Nel mio caso, ad esempio, a meno che io non scelga di deporre le armi e lasciare che il libro che gli affido sia del tutto nelle loro mani, cosa che mi rimane molto, molto difficile, sono una piccola spina nel fianco. 



Questa volta, con La Principessa dei Mondi, sono stata fortunata, ma non sempre è stato così.

Un editore, per me, non ti pubblica e basta. Un editore ti segue da quando ti sceglie e non smette più. Condivide con te i lavori sul testo, i dubbi e tutta la fase pre-pubblicazione. Ti spinge, o almeno ci prova, nel giorno di uscita, prima e dopo, ti rende partecipe delle scelte che fa, ascolta le tue proposte anche se non sono sempre realizzabili. Molto semplicemente: c'è.

Ma non è così. Molto spesso non lo è. Solo che chi non pubblica libri non lo sa, e molti che lo fanno ignorano quanti sistemi diversi ci sono per farlo perché conoscono un solo punto di vista. 

Io, lo ammetto, con le case editrici ho un rapporto di odio e amore. Perché vorrei pubblicare con loro per sentirmi più protetta e spalleggiata ma allo stesso tempo so che la maggior parte delle volte ti lasciano in balia ti te stesso e il tuo libro galleggia insieme ad altri senza che ci sia niente a spingerlo se non tu. 

Così alterno, provo, scopro, faccio tentativi.

Non ho mai detto di NO a una casa editrice perché ho sempre inviato a editori che mi interessavano realmente, e non a caso. Ho pensato, ho letto i loro libri, ho guardato come trattavano i loro autori e li ho scelti. 
Per alcuni dei miei romanzi ho voluto il self perché mi sembrava che nessuna casa editrice fosse giusta per quella storia. Per altri, invece, ci ho provato. 

Una volta è successa una cosa molto, molto interessante. Non vi dirò per quale libro, ma vi racconterò il cosa.

Uno degli editori che più mi piacevano era una realtà medio-piccola che pubblicava, a mio avviso, libri di qualità e che mi sembrava molto attento all'autore e al suo testo, così mi sono buttata. Non ho dovuto aspettare molto per il NO, che è stato tanto triste quanto... piacevole. No, lo zucchero dei biscotti non mi ha dato alla testa, anche perché ultimamente preferisco la cioccolata fondente al 78%. Ciò che veniva detto era che quel testo era il più bello e interessante che avevano ricevuto in quel periodo, ma, e qui iniziavano le critiche, c'erano dei difetti che avrebbero richiesto un editing che loro non avrebbero potuto sostenere.

Io, che ero già pronta all'alternativa, ho letto e riletto quella mail un sacco di volte fino a che quelle parole non hanno trovato sfogo sul testo. 
Che cosa intendo? In breve, ho preso quelle critiche, le ho analizzate, ho analizzato il testo e mi sono messa al lavoro per risistemarlo. Ho corretto, modificato, rielaborato e lavorato. Non ho stravolto niente, perché, come mi avevano detto anche loro, era un buon testo. Ma mi sono buttata su un (auto)editing basato su quelli che sono diventati consigli e quando ho (ri)messo il punto alla storia ne ero soddisfatta come non mai.

Era un NO che mi ha fatto vedere il romanzo e le sue caratteristiche da un punto di vista diverso. Ci è voluto pochissimo, perché si trattava davvero di piccoli momenti, battute e atteggiamenti, ma la storia ha preso una forma diversa, si è definita in un genere che altrimenti sarebbe stato a metà, ed è diventata quello che è diventata.

Morale della favola: è vero che i NO, spesso, sono più di aiuto che i Sì.

Ciò non significa che mandare il proprio libro a una casa editrice che rifiuta di pubblicarci sia positivo, perché non lo è, soprattutto se crediamo in quel progetto e in quella casa editrice e ci rendiamo conto che le due cose insieme non potranno funzionare. Però può, e non necessariamente deve, essere utile. 
Se il NO è categorico e i punti malfunzionanti che vengono evidenziati sono una quantità esorbitante, forse è il caso che ci fermiamo a riflettere e che capiamo quanto valga quel testo, quanto valgano quei punti, quanto valga continuare a spingere qualcosa che non va.
Ma a volte no. E la difficoltà sta proprio nel capire quando è il caso di smettere, e quando invece si deve spingere. Perché il caso di quel geniaccio di J.K. Rowling ce lo ricordiamo tutti. E per carità, lei è più unica che rara, però è pur sempre un caso che fa riflettere. 

Voi che ne pensate?

Oh, come sono stata seria in questo post. La prima volta che scrivo e chiacchiero senza uno scopo ben preciso da un sacco di tempo e mi trasformo in una seriosa e (fintamente) professionale blogger.
Sarà la cioccolata? 

Monica 

2 commenti:

  1. La cioccolata fa strani scherzi...però a me il tuo post è piaciuto molto. Il "no" dell'editore ti ha dato modo di correggere il tuo romanzo e migliorarlo dandogli alla fine una buona possibilità. L'editore nel tuo caso è stato anche onesto ad ammetttere il fatto che non potevano sostenere l'editing del romanzo. Per fortuna c'è il self ed io ho potuto leggere il romanzo (visto che li ho letti tutti finora). A me è capitato qualcosa di analogo, avevo mandato il mio romanzo rosa Insostenibili barriere del cuore a una piccola casa editrice, perché mi sembrava fosse il genere che pubblicavano. In realtà l'avevo mandato perché in quel momento ero alle prese con l'uscita del primo giallo e non avevo voglia di seguire anche il romance, poi come affermi anche tu la casa editrice protegge un po'. Mi scrissero però che la storia era carina ma non abbastanza coinvolgente secondo loro. Bene io misi il romanzo nel cassetto e all'inizio dell'estate scorsa decisi di pubblicarlo su Amazon, lo rilessi e feci un piccolo editing, aiutata da una blogger a cui lo feci leggere e che si dimostrò entusiasta. È il romanzo che ha venduto di più in assoluto, tutta l'estate è rimasto abbastanza alto nella classifica Amazon e, cosa molto importante, non ho fatto nessuna pubblicità a pagamento, solo un po' di spam nei gruppi. Una bella soddisfazione per me che non mi aspettavo troppo. Ho scritto un commento lunghissimo!

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    1. Ma era molto bello, quindi hai fatto bene a scrivere tanto! ^_^
      Vedi, alle volte l'onestà di un editore può essere di grande aiuto, anche se il risultato non è quello ci si aspetta inizialmente, e cioè la pubblicazione con loro! ;)

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