venerdì 4 settembre 2015

Luca Bianchini e M. La Tonta


L'amore è innanzitutto non rompere i coglioni.
Luca Bianchini


Ne ho combinata un'altra delle mie. Il che significa che non ho fatto NIENTE.

Di cosa vado cianciando? Ve lo dico subito. Io e il mio carattere, insieme, creiamo una condizione che risulta essere un incrocio tra il NIENTE e il BIZZARRO. 
Ecco la storia.
Giovedì scorso ad Arezzo c'era Luca Bianchini (in alto la locandina dell'evento). Dopo averlo visto a Cervia (ne ho parlato qui), dopo aver comprato il suo libro e dopo averne parlato con Sab., scoprire che era nella mia città è stata una bella sorpresa. Così siamo andati. Ovviamente siamo arrivati in ritardo perché io e D. abbiamo pensato di fare una cenetta leggera, leggerissima, giusto un'insalatina... al ristorante messicano. Abbiamo incrociato Sab. salendo verso il colle mentre tentavamo di raggiungere i giardini pensili senza essere gli ultimi e ci siamo avvicinati al luogo. Lui aveva già cominciato a parlare e lo sentivamo da fuori le mura. Noi, maccertochessì, eravamo quelli che arrivano quando tutto è cominciato.
Che dire? Uno spasso. Da un argomento all'altro, padrone delle parole, della voce e del palco, simpatico, estroverso. Abbiamo riso come matti. Ha parlato di sé, della protagonista del suo nuovo libro, della gente e della scrittura tenendo inchiodato il pubblico con la sua presenza e i suoi punti di vista. Uno spettacolo.
Così, quando è arrivato il momento in cui ha iniziato a scendere le scale e si è avvicinato a noi, io ho tirato fuori dalla borsa libro e penna per farmi fare l'autografo. In quell'esatto istante è iniziata la catastrofe. Il mio cervello e il mio corpo hanno preso consapevolezza del fatto che l'avrei dovuto fermare e che avrei dovuto parlare per poter chiedere una firma. Ah. Ah, ah.
Nel frattempo uragani e trombe d'aria camuffati da esseri umani hanno riversato su di lui una notevole quantità di parole, flash e tomi tali da rendere il suo arrivo al banchino dei libri infinito - tipo cinque/dieci minuti. E in questo infinito io ho capito che non sarei riuscita a cavare un ragno da un buco. Non sarei mai riuscita a dire qualcosa. A parlare.
Eppure...  
Luca Bianchini è vicinissimo a me. A piccoli passettini, con il libro stretto al petto e la faccia da gatto di Shrek, dico: Ciao.
Ciao, fa lui. Ci segui? prosegue con la cometa di gente che forse non lo abbandona nemmeno se cerca di andare in bagno.
Non gli rispondo. Mi giro verso D. e Sab. a occhi ancora più sgranati, sperando che mi aiutino, che parlino per me, che capiscano che non sono in grado di fare assolutamente niente. Loro a forza di Dai Dai e di spinte immaginare mi invogliano a proseguire. Avete presente le mani che si alzano, scuotono l'aria e spingono le sostanze aeriformi nella vostra direzione incitandovi a compiere un'eroica impresa? Sì, proprio quelle. Intanto lui parla con tutti questi magnati del lessico e impreditori del coraggio che chiedono foto, firme, e casualità varie che io non riuscirei a generare nemmeno dopo aver mangiato 5 kg di Nutella - immagino lo zucchero come produttore di eccitazione.
Passano 5 minuti buoni e mi giro verso la ragazza che vende i libri al banchino.
Non ce la farò mai, ammetto. Non pensate che mi sia improvvisamente trasformata in una showgirl dalla parlantina facile che fa amicizia con tutti in un nanosecondo. La verità è che la conosco, e la mattina stessa avevamo parlato di lui. Carina e disponibile, mi guarda, si gira e chiama Bianchini che, gentile e premuroso, mi si avvicina. Io gli do il libro e blatero qualcosa. Credo che sia: è quello vecchio. Ma penso sia uscito: ècchi. 
Lui dice: Meglio. Come ti chiami (bambina di cinque anni travestita da ragazza adulta)?
Io, a voce bassissima: Monica.
Lui inizia a scrivere. Io sto zitta.
Silenzio.
Silenzio. Silenzio.
Mi passa il libro - con la dedica! - e arriva un enorme uomo che lo cattura per una foto. Lui mi guarda e fa: Aspetta.
Luca Bianchini dice a me, M. La Tonta, di aspettare, e io non posso far altro. Ma poi arriva una grande donna con 5.600 libri e dice: Li devi firmare tutti, eh!
Lui mi guarda ancora, quasi a voler chiedere scusa. A voler chiedere scusa a me che non gli dico niente. A me che lo fisso in silenzio. Riesco a sorridere - in questo sono brava - e lui rimane con la donna qualche secondo, poi viene da me e, evidentemente intenzionato a provare a far parlare la ragazza che pare non avere nessun problema ma che forse ne ha molti, domanda: Allora, rimani ancora? Non faccio in tempo a iniziare a pronunciare una S che la grande donna lo riacciuffa. Io, stremata, scappo.
Vorrei potervi dire che è una storia, che mi sono inventata tutto, che non c'è niente di vero, ma non è così. Di tutte le cose che volevo dire, tipo che mi piace il suo modo di scrivere, che sul palco è bravissimo, che se tutti gli scrittori fossero come lui la gente sarebbe più invogliata a leggere, non ne ho detta una. Ho continuato a stringere al petto il suo libro e a sperare che un miracolo mi rendesse improvvisamente chiacchierona e priva di qualsiasi vergogna. Missione fallita.
Avrei anche voluto dirgli che il suo libro è delizioso. 
Missione fallita, ancora una volta. 
E visto che non sono riuscita a farlo, lo dirò a voi. 


Ninella ha cinquant'anni e un grande amore, don Mimì, con cui non si è potuta sposare. Ma il destino le fa un regalo inaspettato: sua figlia si fidanza proprio con il figlio dell'uomo che ha sempre sognato, e i due ragazzi decidono di convolare a nozze. Il matrimonio di Chiara e Damiano si trasforma così in un vero e proprio evento per Polignano a Mare, paese bianco e arroccato in uno degli angoli più magici della Puglia. Gli occhi dei 287 invitati non saranno però puntati sugli sposi, ma sui loro genitori, la cui antica passione è un vulcano solo temporaneamente spento. A sorvegliare la situazione c'è comunque la futura suocera di Chiara, la "First Lady", incaricata di gestire una festa di matrimonio preparata da mesi. Ma è un attimo e la situazione può precipitare nel caos, grazie a un susseguirsi di sorprese e a una serie di personaggi esilaranti: dal testimone gay che si presenta con una finta fidanzata, al truccatore che obbliga la sposa a non commuoversi per non rovinare il make-up.
Da leggere. Perché è carino, è simpatico, è dolce, è buffo. Perché racconta una parte di Italia, perché racconta un matrimonio che potrebbe essere quello a cui siete stati invitati voi, o a cui avete partecipato, almeno una volta. Perché le pagine scorrono benissimo e portano via lo stress. 
Peccato non facciano lo stesso con la timidezza.

M. La Tonta

21 commenti:

  1. Bellissima esperienza davvero! Ma ti sei persa Genovesi, che vedo sul manifesto?
    bacione sandra

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    1. Ha iniziato a parlare che Bianchini era ancora sul palco. Gran parte della sua presentazione l'ho persa per litigare con la mia timidezza (e per seguire Bianchini) :D
      Comunque anche lui è un bel tipo, e il suo libro non sembra niente male.

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  2. Ma lo sai che qui mi ricordi Dafne?
    Comunque non preoccuparti, se ti può consolare io ho fatto la stessa figura con Daria Bignardi, mi sono fatta autografare il suo libro e sono riuscita a pronunciare solo una mezza frase a voce bassissima. Scherzi della timidezza.
    A proposito di Bianchini mi ispira proprio Io che amo solo te, mi sa che nel week end provvedo ;-)

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    1. Questo dimostra che le disadattate sociali esistono e che i romanzi rosa dovrebbero smettere di raccontare le vicende di donne caparbie e cazzute e iniziare a narrare quelle di tonte timide e ridicole. :D

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    2. Questa potrebbe essere una buona idea ;)

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  3. Anche a me hai ricordato Dafne! :)
    Pensa se fossi stata tu la scrittrice autografante e Luca Bianchini il tonto di turno...: tu spavalda a dirgli "ehi, sei un mio fan?" e lui balbettante con il libro tenuto mollo in mano... a guardarti senza spiccicare una parola! Ahahah

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    1. Forse le assomiglio più di quanto voglia credere. Per fortuna non mugugno. :D
      Potremmo proporre una petizione perché tutte le autrici/gli autori abbiano come personaggio principale del loro libro una tonta. La rivincita delle "Dafne"!

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  4. Mi è capitato di vivere questi blocchi assurdi dinanzi a qualcuno che mi stravolge col suo modo di scrivere, e ricordo un rovinoso incontro molto simile al tuo con Sandro Veronesi, quando era fresco autore di Caos calmo. Ti comprendo. La suderella, la lingua che si impappina, gli occhi fissi sul volto, il sentirsi totalmente inadeguate.
    Però mi domando... chissà perché voleva che tu restassi. :-)

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    1. La timidezza è una cosa strana. Per la maggior parte del tempo non la sento come un problema ma in casi come questo... santa madre, che nervi!

      Secondo me era turbato dal mio totale silenzio. Magari ha pensato che se fossi riuscita a dire mezza parola avrei potuto raccontare qualcosa di simpatico/interessante. Che dici?

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    2. Secondo me è perché il ragazzo c'ha buon gusto. Che dici? ;)

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    3. Ahahahah! Che tesoro che sei! Insomma, ha capito che sono simpatica/spettacolare dai miei occhioni alla Shrek. Evvai!

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  5. Cavoli, fai venire voglia di conoscerlo, questo Bianchini! E anche di darti una spintarella... insomma, così tanta soggezione? Coraggio, se un rospo può diventare un principe, anche tu puoi diventare una disinvolta donna di mondo (più o meno come me!). Ah ah! :D Però, tutta questa attenzione da parte sua... mah!

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    1. Una disinvolta donna di mondo? Sono scioccata al solo pensiero! :D

      Se capita dalle tue parti vai a vederlo perché potrebbe benissimo fare il comico.
      Forse ha avuto l'impressione che io avessi qualcosa da dirgli ma non trovassi il sistema per farlo. Potrebbe essere, no? ;)

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    2. Potrebbe essere, ma potrebbe essere anche che tu lo attraessi un po'. Who knows? :)

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  6. Avevo sentito parlare di questo libro un annetto fa, mi sembra. Ricordo di esserne stata incuriosita ma, siccome come capita spesso avevo un sacco di roba da leggere, l'ho messo in stand-by e me ne sono dimenticata. Sai che quasi quasi lo metto in wish-list? :)

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    1. Merita, è davvero carino. Ti fa passare qualche ora in totale relax. :)

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  7. Anch'io l'ho comprato e l'ho scritto nel mio ultimo post citandoti :-)

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  8. Ciao Monica, capisco il rimpianto per non essere riuscita a dirgli quello che avevi in mente e che pensavi di lui, però immagino che trovarsi a faccia a faccia con uno scrittore che stimi dev'essere un'esperienza molto emozionante, quindi il tuo silenzio è più che comprensibile! E poi alla fine, nonostante la timidezza, la dedica sei riuscita a ottenerla ;-) Magari con il prossimo scrittore andrà meglio!

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    1. La timidezza è talmente radicata in me che non credo sarò mai in grado di superarla. ;)
      Comunque è stato divertente, anche il mio essere tonta. :D

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