Ho deciso di iniziare da qui, da Emma, una marmellata, e la capacità innata di immaginare cose che non esistono.
Buona lettura! E se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate e come trascorrete queste strane, stranissime giornate.
DIPENDE DA TE
Di solito è così che funziona. Ti svegli la mattina con
la voglia di stringere le palpebre e nasconderti dietro il cuscino. O sotto le
coperte. Se il senso dell'onore prende il sopravvento, è possibile fare lo
sforzo di arrivare alla finestra ed eclissarsi con la tenda.
A me succede spesso. Perché?

Ma non sarebbe tanto orribile
se con il risveglio non tornasse la consapevolezza. Quella graffiante e
annichilente consapevolezza che l'uomo che amo si è preso una pausa.
Quando si prende una pausa non
si fa mai per prendere una pausa. La
verità è che non si è capaci di lasciare l'altro per mancanza di qualcosa.
Palle, vorrei dire. Tuttavia mi rendo conto che non è solo quello. Manca il
coraggio, che, detto in altre parole, è comunque palle.
Sembra che il mondo non ne
voglia sapere di smettere di girare intorno a quelle. Le palle.
Ma è chiaro che c'è dell'altro.
Forse l'abilità di staccarsi da un pezzo di vita che è stato nostro. Che ci è
stato donato. Un dono.
Il mio mi è appartenuto per tre
anni, l'ho bevuto e mangiato come cibo. Si chiama Sebastiano.
Sebastiano è la mia metà. La
metà della mela. Della pesca. Della banana. Vista da tutte le sue angolazioni.
E da tutte le posizioni.
Sebastiano era ciò che mi
componeva.