mercoledì 25 marzo 2020

Racconto - "Un ritaglio di mondo"

In attesa di una sorpresa "da leggere" che arriverà presto, ecco un altro racconto trasferito qui da Wattpad. Buona lettura, e fatemi sapere, se vi va! 

Bianca e Gioele. Una notte d'estate. Un cielo pieno di stelle. Novella presente nel blog La Mia Biblioteca Romantica per la rassegna Summer In Love 2017.


UN RITAGLIO DI MONDO
Un triangolo lunare, così vedo il cielo, come se fosse un ritaglio di mondo da schiacciare tra le dita. Pollice e indice, sempre più stretti, poi: click. Track. Rotto. Romperei il cielo, e tutto quello che c'è al di qua, compresa l'umanità che sta al sicuro sotto questa cappa stellata. Perché? La risposta complessa è che ho un bagaglio pesante sulle spalle che non ho imparato a gestire. La più facile, è che mi sono preso una cotta colossale – colossale – per una ragazza che non ci sta. 
Mi correggo. Mi sono preso una cotta colossale per una ragazza che ci starebbe, se non fossi così stronzo da essermi fatto mezza città prima di lei. Non che lo sappia esplicitamente. Lo sa, ma non esplicitamente. Lo sa senza che glielo abbia detto io. Perché è chiaro, chiarissimo, che non gliel'ho detto io. L'unica cosa che vorrei fare, io, è baciarla. Abbracciarla. E farmi travolgere da questa fissa che mi sono preso a inizio estate e che da un mese e mezzo mi tormenta.
Sono le due di notte e fa un caldo micidiale. Infilo le mani in tasca e mi guardo intorno: le case sembrano disegnate, un quadretto per turisti da tinteggiare con un nero opaco. Le luci sono spente e mi sorprendo quando ne trovo una accesa. Una finestra aperta, una tenda che si muove al vento, una figura seduta sulla ringhiera della terrazza.
«Bianca?»
No, non è un caso. Sì, fingo che lo sia. La verità, la triste, tristissima verità, è che passo da qui ogni sera con la speranza di vederla. Quando si accorge di me, quando mi riconosce, i suoi occhi diventano più grandi del normale. «Gioele?» domanda. Il mio nome, tra le sue labbra, ha un fascino esplosivo.

lunedì 16 marzo 2020

Che fare?

Questi giorni sono strani, strani strani, e non c'è bisogno che ve lo dica io, perché ognuno, a suo modo e nel suo spazio, li sta vivendo.

Ho pensato e ripensato, da sola e con chiacchiere/ragionamenti con la casa editrice - Genesis Publishing -, a cosa potessi e potessimo fare per rendere le cose più semplici, le giornate migliori, il passare del tempo meno strano.

Ma l'organizzazione che avevo in mente, o meglio, il modo in cui avevo progettato alcune cose, si è scontrato con l'esigenza di questi momenti e l'impossibilità di alcune realizzazioni, ed è finita che, per ora, non ho fatto molto. Uffi, uffi. 



giovedì 12 marzo 2020

Racconto - "Dipende da te"

In queste giornate un po' così, in cui il tempo di dilunga e i pensieri si accavallano, ho pensato di trasferire alcuni racconti di Wattpad qui. Piccole storie, piccole emozioni, un piccolo dono fruibile da tutti per fare un sorriso e leggere qualcosa senza impegno. 
Ho deciso di iniziare da qui, da Emma, una marmellata, e la capacità innata di immaginare cose che non esistono. 
Buona lettura! E se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate e come trascorrete queste strane, stranissime giornate. 


DIPENDE DA TE 
Di solito è così che funziona. Ti svegli la mattina con la voglia di stringere le palpebre e nasconderti dietro il cuscino. O sotto le coperte. Se il senso dell'onore prende il sopravvento, è possibile fare lo sforzo di arrivare alla finestra ed eclissarsi con la tenda.
A me succede spesso. Perché?
Tanto per cominciare, odio il mio lavoro. A seguire, le bollette da pagare e il vicino di casa che si lamenta della mia auto parcheggiata vicino al suo garage.
Ma non sarebbe tanto orribile se con il risveglio non tornasse la consapevolezza. Quella graffiante e annichilente consapevolezza che l'uomo che amo si è preso una pausa.
Quando si prende una pausa non si fa mai per prendere una pausa. La verità è che non si è capaci di lasciare l'altro per mancanza di qualcosa. Palle, vorrei dire. Tuttavia mi rendo conto che non è solo quello. Manca il coraggio, che, detto in altre parole, è comunque palle.
Sembra che il mondo non ne voglia sapere di smettere di girare intorno a quelle. Le palle.
Ma è chiaro che c'è dell'altro. Forse l'abilità di staccarsi da un pezzo di vita che è stato nostro. Che ci è stato donato. Un dono.
Il mio mi è appartenuto per tre anni, l'ho bevuto e mangiato come cibo. Si chiama Sebastiano.
Sebastiano è la mia metà. La metà della mela. Della pesca. Della banana. Vista da tutte le sue angolazioni. E da tutte le posizioni.
Sebastiano era ciò che mi componeva.