giovedì 27 febbraio 2020

Self, autopubblicato o indi?

Se dovessi pensare di descrivermi come autrice, e dovessi immaginare una parola che funziona e che mi racchiude nelle scelte e nelle strade che intraprendo, indipendente sarebbe quella giusta.

Non self, perché, anche se l'ho usata e riusata, anche se come sinonimo per non ripetere è perfetta, e anche se è internazionale al punto giusto, me la sento poco, addosso, come un vestito che mi sta largo senza motivo, o uno stretto che è uscito male dalla lavatrice. 
Self è un lemma non italiano, che racconta una tendenza che ha finito per prendere una connotazione un po' negativa. Self, spesso, è ciò che non ha molto valore, che non è fatto bene, che non merita attenzione. 
Per fortuna, oggi i fatti non stanno così. Oggi i self fanno cose che le case editrici nemmeno immaginano, ed è strabiliante quando dicono no a un editore. Per preferire il self all'editoria tradizionale, ce ne vuole. 


Autopubblicato? Per carità, non si capisce nemmeno cosa significa. Cioè, vai in tipografia e ti stampi il libro? Fai tutto da solo perché il tuo testo non è abbastanza? 
Naaaa. Utile come sinonimo, ancora una volta, ma... non è mio.

Indi. Indipendente.
Questo suona bene. Non ho deciso di pubblicare da sola, o di alternare il self alle case editrici, perché i miei romanzi non erano validi o non erano abbastanza.
Ho deciso di pubblicare da sola perché voglio essere padrona di ciò che scrivo.
Non sapere quante copie vendo, esattamente, mi infastidisce. 
Non sapere quanti soldi porta un nuovo libro, mi inquieta.
Non poter manovrare il romanzo nelle piattaforme che desidero, non poterlo spostare, rimettere, cambiare, cancellare, modificare, è troppo, per me.

Voglio poter decidere il prezzo, o almeno essere resa partecipe dei perché.
Voglio poter parlare e sindacare sulla copertina con qualcuno che mi presta vera attenzione.
Voglio dei consigli, e voglio che mi si corregga, ma voglio che mi si ascolti se dico che no, quella struttura, miseriaccia, sta bene così. Non si cambia, perché se la cambi sminuisci, plachi, distruggi. 
Voglio cambiare la cover se mi annoia, o non mi colpisce.
Voglio poter modificare la trama.
Voglio sapere dove, e come e quando.
Voglio una promozione giusta, e se ti trattieni il 92%, voglio che tu la faccia come se non esistesse altro.

Voglio l'impossibile. E non tutte le case editrici possono dartelo.
Genesis Publishing è stata, per me, un'oasi in un deserto, e me la tengo stretta, talmente stretta che si vede il segno. Non è un caso se il mio unico libro (anche se si tratta di una trilogia) a essere con un editore, attualmente, è La Principessa dei Mondi
Per il resto, hanno anche ragione. Più che ragione. Non possono e non vogliono e non devono, oltre un certo punto (gli editori).

Ma io a quel punto ci arrivo facile. E dunque, voglio essere indipendente. Voglio poter pubblicare da sola, cambiare idea, firmare un contratto, scinderlo, riprenderlo.
Voglio cercare una casa editrice. Voglio essere cercata.
Voglio discutere insieme e pensare.
Voglio scegliere, e decidere per il sì con il cuore che batte.
Voglio scegliere, e dire no con il cuore che non combatte.

Sono un'autrice indipendente.
Non autopubblicata perché nessuno la vuole.
Non self perché non sa come fare.
Sono indi, perché voglio esserlo. Sono indi perché scelgo di esserlo.

Facile? Per niente. Diciamocelo: la casa editrice ti risolve un sacco di guai, hai la metà del lavoro da fare e la metà dell'ansia, però...
Però è un'altra cosa. 

E voi, quale parola preferite? Pensate ancora che si sia differenza tra self e casa editrice?

A presto,
Monica 

17 commenti:

  1. In effetti Ho sottoposto un romanzo a genesis perché mi pareva e mi confermi che ti stai trovando molto bene. Non sono tipo da self non x pregiudizi bensì x incapacità totale su svariati aspetti. Tu fai benissimo, con gli editori è spesso una lotta continua.

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    1. Vero, Sandra. A volte troppo.
      Sono contenta che tu abbia tentato la strada di Genesis Publishing! <3

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    2. Proprio oggi genesis ha chiuso la ricezione delle proposte. Sono arrivata un attimo prima, il 13 febbraio. Sperem come dicono a Milano

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  2. Diciamo che dipende dal tuo budget, poiché posto che per farsi pubblicare da una casa editrice occorre versare un contributo (anche abbastanza oneroso), almeno impaginazione, copertina, correzione e una certa promozione sono inclusi.
    Poi dipende dagli accordi specifici.
    Con le pubblicazioni indipendenti, invece, qualsiasi servizio va (giustamente) pagato a parte.
    Quindi non è corretto dire (come alcuno fanno) che la pubblicazione è gratuita.
    Parlo da figlia di autrice, pubblicata prima da casa editrice "standard" e poi self.
    Quindi, conosco abbastanza bene la materia.
    Scrissi un post tempo fa in merito e, se hai tempo, ti invito a cercarlo.
    Il mondo dell'editoria italiana non mi piace, su tutti i fronti.
    Tu hai talento, puoi scrivere libri validi, e quindi almeno non assisteremo alla pubblicazione self di sgrammaticati saggi di ventotto pagine (perché accade anche e spesso questo), che vanno a depauperare il settore letterario.
    Insomma, sarò drastica ma, a mio avviso, il self ha dato la possibilità a chiunque di pubblicare libri e libretti. Una volta, invece, solo le opere valide venivano divulgate.
    Ho reso l'idea?
    Perdona il papiro.
    Tu, però, scrivi sempre e fallo per alzare il livello. Perché sei in gamba.
    Ma figurati se devo dirtelo proprio io da quaggiù. 😉

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    1. Occorre versare un contributo con gli editori a pagamento, non con tutti. Ne esistono di completamente free, basta cercarli ed essere apprezzati. Io pubblico con editori di questo secondo tipo e mi pagano pure.

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    2. Confermo le parole di Sandra. La maggior parte dei grandi editori, ma anche dei piccoli e dei medi, sono free. Si occupano di editing, cover, correzione bozze, impaginazione e, a volte, promozione. In più, ti pagano. Se vendi, se vendete.
      Non ho mai pubblicato con editori a pagamento e mai lo farò. Non mi fido. Se mi chiedi soldi, non ti scelgo. Mi è capitato una volta, quando ancora non sapevo molto di questo mondo, e ho detto no.
      Gli editori con cui ho pubblicato io e i più noti rientrano nello standard
      "ti pago io, faccio tutto io", e... "dammi una mano a fare promozione". ;)
      Grazie, Claudia, per le belle parole. ^_^

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    3. Verissima la formula che sintetizza il modo di operare.

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  3. Ma che bel post di riflessione è questo.
    Sai che sfondi una porta aperta con me per quanto riguarda la Genesis, è davvero una delle poche con cui mi sono trovata benissimo e continuo a farlo. Sono contenta che la triologia ha visto il suo splendore con loro, ve lo meritate entrambi.
    Purtroppo non tutte sono così e a me sono capitate piccole Ce poco attente quindi è meglio tenercela stretta questa.
    Per quanto riguarda il self sono d'accordo con te, è bellissimo essere padroni di tutto e poter fare ciò che si vuole col proprio libro infatti ho due libri in self e sono sicura lì resteranno proprio perchè le sento mie con un punto di vista diverso.
    Poi chissà che self o Ce non spunti qualcosa di veramente, veramente interessante da farci fare il grande salto io lo auguro a entrambe sempre <3

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    1. Ce lo auguro, Susy, hai ragione! *_*
      Ma è bello anche così. Con fatica, con attenzione, con coraggio. Essere padroni di ciò che produciamo. E Genesis Publishing! <3

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  4. Ciao Monica, non avendo mai pubblicato con una casa editrice non posso dare giudizi in merito, per quanto rigurda il self penso sia un'ottima opportunità e anche a me piace poter essere libera di decidere ogni aspetto del mio romanzo, dall'altra è inevitabile scontrarsi con il classico pregiudizio self = libro brutto che nessuna c.e. vuole ma, come al solito, le generalizzazioni non hanno senso dato che sia tra le pubblicazioni self sia tra quelle con c.e. sono presenti opere di varia qualità, da quella più alta a quella più dubbia ;-)

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    1. Hai proprio ragione, Ariel. Mi sono capitati libri con case editrici che mi hanno lasciata stupefatta. Non solo per gli errori, o per le impaginazioni, ma anche, e soprattutto, per il modo in cui erano scritti. Dall'altro lato, nel marasma, ho trovato romanzi self talmente belli da non capire perché lo fossero. Con l'esperienza, è stato facile comprenderlo: perché lo vogliono. ;)

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  5. Ammetto che la parola "indipendente" mi piace di più di "self", forse potrei definirmi anch'io autrice indipendente. La mia esperienza con una casa editrice si limita alla Butterfly e mi dispiace che non abbiamo mai fatto il cartaceo del mio romanzo, cosa che per gli altri miei romanzi ho fatto (tranne uno per mancanza di tempo, ma potrei farlo in futuro). Come autori indipendenti si possono fare molte cose, per esempio rilanciare un proprio romanzo cambiando la cover o revisionandolo oppure semplicemente, pubblicizzandolo meglio. È successo con la mia serie di gialli per esempio che, grazie ad alcune promozioni, ha avuto un piccolo rilancio. Quello che mi piace dell'essere indipendente è poter decidere quando pubblicare, come fare la cover, scegliere volendo anche il cartaceo, inoltre è bello poter sapere quanto vendo, al di là del guadagno, conoscere i numeri dei libri venduti è importante. Infine cerco di produrre un libro curato (nella scrittura) con una copertina fatta da un professionista, possibilmente, ma lo decido io. E poi sono anche contenta di quello che ho appreso in questi anni di esperienza "scrittoria".

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    1. Sono d'accordo, Giulia. Non poter decidere è un limite, soprattutto per chi, come me, è esigente (vedi: rompi palle) e vuole fare tutto come dice lei. Un gran casino! :p
      Io e te abbiamo iniziato quasi in contemporanea. Bello, no? ^_^

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  6. Mi piace questa definizione, indipendente. Mi calza bene. Suona meglio di self. Io per adesso scrivo, ho provato a contattare una (una di numero) ce solo qualche settimana fa, quindi boh. Non spero in nessuna risposta, altrimenti controllerei l'email a ogni ora 😂 Però sarebbe un esperimento che mi piacerebbe provare, per crescere e per allentare l'ansia di dover fare tutto da sola e al meglio del meglio.

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    1. Hai fatto benissimo, anche solo per cambiare e provare una strada nuova. Senza contare che, come dici tu, l'ansia di fare tutto da soli è tanta, è allentarla un po' è bello! ^_^
      Fammi sapere come va! <3

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