giovedì 11 maggio 2023

Da indi a... edita?

Nel corso del 2022, il mio modo di vedere le cose in ambito editoriale è decisamente cambiato.

Se fino al 2021 ero, e mi ritenevo, un'orgogliosa scrittrice indi che poteva e voleva scegliere cosa fosse meglio per i suoi libri, scegliendo, spesso, il self perché più soddisfacente, durante gli anni appena trascorsi mi sono accorta che molte cose non funzionano più.

Quantomeno, non per me.

Ma vediamo i singoli punti [e facciamo una lista, che dai tempi de Innamorarsi ai tempi della crisi uso sempre meno]. 


1. Siamo troppi. 
Lo siamo da tempo, tanto tempo, ma oggi gli scrittori che si autopubblicano sono tantissimi e alcuni, purtroppo, non sono nemmeno scrittori ma persone che scrivono e pubblicano, senza alcun riguardo per cosa c'è dentro la cosa che confezionano.

2. Ce ne sono di più bravi.
O più famosi, o più capaci di farsi pubblicità. Le ragioni sono tante, ma di sicuro c'è che nei primi anni, gli scrittori self erano self, e basta. Eravamo tutti nella stessa grande, enorme barca, e ci muovevamo grazie ai blog. Oggi gli scrittori self al top non hanno niente a che vedere con gli scrittori /al flop/. In mezzo c'è un mare, un oceano, un intero pianeta acquoso popolato da tutti quelli che pubblicano e che non riescono nemmeno a farsi notare, tanti siamo.

3. Il genere.
Sebbene il mio ultimo libro, La scrittrice senza tempo, rientri nella categoria romance [^_^], gli altri romanzi a cui sto lavorando esulano un po'. E se non scrivi romance o gialli, il self è una pessima idea, perché non ti legge nessuno.

4. Alcuni libri sono da libreria.
Il che non significa che le case editrici debbano pubblicarti, ma che alcune tipologie di scritti non funzionano nel mondo digitale perché la richiesta è fuori. Sono testi che si scelgono passeggiando dentro un negozio, sono storie che leggono persone che seguono il bookstagram e tutto ciò che gli gira intorno in modo superficiale o, talvolta, nullo. Dunque, come fai a farti vedere e conoscere da loro su internet? Non fai. 

5. Sono vecchia.
Sembra buffo, e no, so che non sono davvero vecchia, ma l'energia che avevo prima per scrivere tanto e pubblicizzarmi tanto, per farmi vedere nei gruppi di scambio chiacchiere librose e per parlare di quello che scrivo, non è più come un tempo. Oggi mi sento... affaticata. E sto dietro a tutto con meno piacere. 

6. Alcune case editrici valgono la pena.
Non tutte, intendiamoci. Ho avuto modo di fare tentativi di collaborazione con alcuni editori che non lavorano bene. Nell'editing, nell'attenzione al testo, nel considerare il mondo in cui viviamo. Indubbiamente non validi. Ma altri sì, e anche se piccoli, possono essere un bel mondo.

7. Non sei solo.
E questo, per un autore che si sente un po' perso, che teme di aver perduto i suoi lettori e che non capisce più niente di come arrivare alle persone, è bellissimo. 
 
8. Non sei solo.
Pare lo stesso di prima, ma lo sviluppo è diverso. C'è qualcuno che ti supporta. Che crede in te, che ti aiuta quando qualcosa non va, che smista insieme a te tutto ciò che c'è da smistare togliendoti una parte di ansia. E magari le presentazioni in libreria, i festival, la squadra di cui fai parte [che se funziona bene è una gran cosa]. 

9. Puoi arrivare dove di solito non arrivi.
Certo, dipende dalla casa editrice, ma succede. Lettori nuovi che ti conoscono, curiosi che ti scoprono. Può aprirsi un mondo.

10. Finisci nel mare magnum lo stesso, ma almeno lo fai con una casa editrice.
Ok, questo punto è buffo ma mi serviva un 10 per completare e in qualche modo ha senso. Intendo dire che sarai comunque uno dei molti scrittori, ma lo sarai con qualcuno alle spalle, quindi non sarai solo, potrai arrivare dove di solito non arrivi, sentirti meno vecchio, meno perso, più reale. 

Insomma. Questo 2023 libroso lo inizio così, con la voglia di farmi accompagnare da un editore a ogni uscita. Durerà?

Chissà.

Voi cosa ne pensate?
Vi aspetto nei commenti! 

Monica 

2 commenti:

  1. Mi ero persa questo tuo post, molto interessante. Condivido molti tuoi punti, purtroppo il mondo del self é molto affollato e ormai ci si muove con sempre maggiore fatica. Resta il pregiudizio sul selfpublishing (e per colpa di molti che si improvvisano permane e si fortifica); a ciò si aggiunge la fatica che supera l’entusiasmo che poteva esserci nei primi anni (anch’io fatico sempre più e mi chiedo chi me lo fa fare…). Una casa editrice aiuta a raggiungere i lettori e fa sentire meno soli, però dipende anche da quanto investono su di te, non sempre curano il libro come dovrebbe essere.

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    1. Vero, sottoscrivo ogni parola, Giulia, e mi sento esattamente come te. Chissà se prima o poi troveremo la strada giusta per noi!

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