sabato 15 luglio 2017

Oops, I did it again!

Che ogni tanto scomparissi dal blog era un fatto noto. Che scomparissi del tutto dalla blogosfera, non proprio. E invece, è successo. O forse dovrei dire che è successo di nuovo. 

Oops, I did it again, cantava Britney Spears nel lontano 200qualcosa, e il ritornello me lo ricordo benissimo perché passavano il video su MTV (quanto mi manca!) a ripetizione. 
Ecco, I did it again and I'm very sorry. 


Vorrei dirvi che è successo perché sono diventata ricca, perché ho avuto un incontro ravvicinato con degli extraterrestri fighissimi che si sono innamorati dei miei libri, che io e D. ci siamo trasferiti in un castello in Transilvania e che passiamo l'80% delle nostre giornate a ripulire il maniero dai vampiri, ma mentirei. La verità è che a parte gli impegni quotidiani di lavoro, casa, vita, amici, amore, non c'è stato niente che mi abbia impedito di bloggeggiare se non una specie di fermo mentale. Non avevo niente da raccontare. Scusate, mi correggo: avevo un sacco di cose da raccontare ma non sapevo come dirle, né se dirle. A un certo punto della mia vita da scribacchina mi sono accorta che molti dei lettori che mi seguono sul blog non sono lettori dei miei libri, e viceversa, e mi sono persa nel decidere a chi rivolgere i miei post. Mi ci sono abbandonata così tanto, a questo dubbio, che ho finito per non farlo più per nessuno. 
Non ci ho riflettuto tanto, non mi sono messa a tavolino, o davanti a uno specchio, a domandarmi come mi sarei dovuta muovere. Ho semplicemente spento tutto e messo gli interrogativi, e le eventuali risposte, in stand-by. Lo sono ancora. Non sono tornata con un'idea in testa sulla linea che dovrà tenere il blog perché non credo che ce ne sarà mai una. Ho sempre detto che il blog, questo blog, sarebbe stata una via di fuga, una valvola di sfogo, un posticino in cui parlare a ruota libera di quello di cui avevo voglia di parlare. E lo rimarrà.
Quindi: sono tornata per fare quello che ho sempre fatto.  

Ma ora veniamo alle cose serie, e cioè a cosa è successo in questi tempi, relativamente alla relazione M.-scrittura. 
Quest'anno ho guerreggiato con 4 case editrici. Guerreggiare non è il termine più adatto perché fa pensare a qualcosa di negativo, mentre io voglio rendere un'idea neutra, se non addirittura positiva, in alcuni casi, di questo essere in guerra. Diciamo che ho avuto a che fare con 4 editori diversi, in parte 5. Con uno ho firmato un contratto per la ri-pubblicazione di  È qui che volevo stare. Con una sono in stallo, o in fase comunicativa, o  in attesa di comunicazioni (aiuto), con un'altra ci siamo salutate, con un'altra ancora mi sono presa un periodo di riflessione, un po' troppo lungo, a essere sincera. Con la 5, al momento, il nulla. Non so come andranno le cose, non sono in grado di fare previsioni e combatto con le mie speranze e i miei disappunti ogni giorno. Quando sei un autore self e torni spesso al self, non sei un elemento facile. Da qui ne viene fuori che: non sono un elemento facile. Per niente. 
Il motivo è presto detto: quando pubblichi da solo, sei tu a muovere tutto. Nel bene e nel male, sei tu che dirigi le azioni, che orchestri il concerto, che dai vita alle marionette. Non è detto che vada bene, ma almeno sai che dipende tutto da te. Aggiungete che io sono una persona tanto, tanto, taaaaanto esigente. Esigo da me, ma esigo anche dagli altri, e se penso che una cosa potrebbe essere fatta in un certo modo e inizio a pensare che non lo sarà-è-è stata, produco paranoie e mi crogiolo nel malcontento. Per cui, penso tanto, penso a lungo, e non sono un elemento facile.
Ne consegue che sono arrivata a un punto di confusione talmente prepotente che mi sono dovuta allontanare da tutto. Ho mollato il terzo del Romance distopico in stesura, ho messo in pausa il nuovo romance, ho fermato le revisioni per il formato cartaceo di Ogni singola cosa (arriverà. Perdonate il ritardo, ma arriverà) e mi sono messa a scrivere racconti. 
Non respiravo così bene (letterariamente parlando) da anni. I racconti sono stati, e sono, esattamente questo, una boccata d'aria fresca, un getto di ossigeno in piena faccia, soffi ripetuti e costanti di vento in giornate piene di afa. Ho scritto racconti e ne ho scritti di tutti i generi. Li ho scritti nella libertà di narrare, giocando con stili e punteggiature, punti di vista e ritmi, dialoghi e finali. E mi sono divertita da matti. 
Ne ho scritti 4. Uno ha superato le semifinali di un concorso arrivando in finale, di due non so niente e il quarto... è ancora qui. Non sono riuscita a inviarlo perché mi sono affezionata troppo alla storia e non ho avuto la capacità di decidere a chi mandarlo/cosa farne/come usarlo. 
Per cui, gira che ti rigira, sono finita al punto di partenza. Aspetto risposte, devo darne, non so cosa fare di certe cose. Ma forse è normale così. Forse. Voi che dite? 

E che mi raccontate?


M.

10 commenti:

  1. Ciao Monica, bentornata! Non ho esperienza con le case editrici, però penso sia soddisfacente vedere che qualcuna di essa sia interessata al tuo romanzo, dall'altra capisco come il fatto di non poter essere liberi di agire come prima crei un po' di problemi! Anch'io per un periodo avevo scritto racconti, con i quali avevo partecipato a dei concorsi: con alcuni ho avuto soddisfazioni, con altri no, ma sono state comunque delle belle esperienze! Al momento non sto scrivendo nulla, ma ho pronta una scaletta per un giallo (questa volta cambio genere ;-)): se riuscirò magari lo inizierò quest'autunno, buona giornata :-)

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    1. Che bello Ariel, un giallo! È un genere che non conosco bene perché lo leggo poco ma penso che sia un cambiamento intrigante e ricco di sfide. Brava! :*

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  2. Ciao e ri-bentornata, io di case editrici non so praticamente niente, di libri e racconti anche meno, ma un consiglio in questo caso è utile, fai come ti dice il cuore che non rimarrai mai delusa ;)

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    1. Grazie Pietro! Il cuore sarebbe ben felice di scegliere ma la mente ha grande potere su queste decisioni e crea scompiglio! ;)

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  3. Bentornata! Credo che abbiamo tutti alti e bassi dal punto di vista della gestione del blog, ma non esiste una soluzione valida per tutti. Per quanto riguarda me, ho capito che solo vivere la cosa con libertà protegge il mio piacere di bloggare (e di tutto il resto, in analoghe condizioni), perciò ho smesso di pormi problemi. Voglio dedicarmi a quello che amo, nel modo che più lo protegge. E tu? ;)

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    1. Grazia! <3
      Ciò che hai capito è del tutto funzionale alla mia situazione e al mio pensiero, solo che ogni tanto mi perdo, soprattutto nel bloggeggiare. Ma poi mi ritrovo. ;)

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  4. Intanto ben tornata Monica! Se i racconti sono per te una boccata di ossigeno fai bene a scriverne, una volta ne scrivevo parecchi anch'io. E fai bene anche a gestire il blog in libertà, penso sia l'unico modo e forse quello più produttivo. Per me per esempio il blog è un angolo dove posso parlare di ciò di cui ho voglia e non necessariamente legato ai libri. Riguardo ai tuoi dubbi tra self e case editrici nulla vieta di pubblicare in entrambi i modi.

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    1. Sai Giulia, scriverei solo racconti adesso. :D
      Ho anche una gran voglia di tornare a lavorare sul “Romance Distopico,” solo che vorrei avere meno nubi intorno per capire cosa e come finirà il tutto. Chissà!

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  5. Bentornata, Monica!
    Direi che il blog dovrebbe essere sempre un posto in cui sia sta bene, quindi ben vengano delle pause o dei momenti in cui si ha voglia di fare altro. Io ho un rapporto particolarmente conflittuale con il mio in questo periodo, quindi capisco l'esigenza di sentirsi liberi.
    Curiosa la tua voglia di racconti! Un istinto che va seguito, senza dubbio :)

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    1. Anche tu sei in conflitto con il blog, dunque. Vai a capire perché succede... è curioso, no? Il tuo, poi, è ben strutturato e organizzato e fa pensare che fili liscio come l'olio. Ma forse è proprio il bloggeggiare che ha insita in sé della conflittualità. ;)

      Ah, ho scritto un altro racconto. :D

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