martedì 2 giugno 2015

Felicità è un pizzico di noce moscata

Giugno. 30 gradi. Vedo il sole che illumina il cielo e le strade. Lo vedo attraverso il vetro, oltre le tende. Ma lo vedo e basta. Perché io sono a casa con la febbre e lo streptococco.
Non c'è bisogno che vi narri il mio disappunto attraverso meste e infastidite descrizioni né che vi racconti i pensieri funesti sugli sferici gram-positivi che mi punzecchiano la gola, per cui vado subito al dunque. 

Quando diverse settimane fa ho ricevuto la nomination per il Liebster Award (coccarde e musichette di giubilo si diffondono nell'aria) ho risposto a una domanda relativa alle copertine dei libri. Che siano cartacei o ebook, la copertina è essenziale. Mi aspetto che, in un modo o in un altro, rispecchi ciò che è all'interno del libro e se non mi colpisce temo che non possa colpirmi nemmeno la storia. Ovviamente non sempre questa congettura si trasforma in teoria e/o in realtà. Mi è capitato di leggere libri favolosi che avevano un'immagine esterna non molto propedeutica e altri con una foto o delle illustrazioni spettacolari con un impasto che nascondeva una fregatura. Un po' come quelle uova di Pasqua gigantesche, colorate e dal sapore delizioso. Ti aspetti che la sorpresa sia magica, tipo un elicottero telecomandato, un portavivande, un grattacielo, il martello di Thor a dimensioni naturali, e invece ci trovi... una gomma. Un lapis. Un pupazzetto di plastica. 
Insomma, checché se ne dica la copertina è rilevante. E pure la sorpresa.
Per questo oggi vi parlo di questo libro. Quando ho visto l'involucro esterno ho perso la testa. Era così simpatico, allegro, spensierato. Così colorato, tenero, amichevole. Non poteva che essere un libro favoloso. Il titolo però mi turbava. Non sono fatta per le storie che intrecciano le trame con il cibo. Ma questo...
Meg non ricorda quasi nulla della propria infanzia, ma poco importa: la madre Valerie, svagata e fantasiosa, l'ha cresciuta nutrendola di storie meravigliose sul suo passato e sulla sua famiglia. E intanto, nella cucina che profumava di frutta e cannella, sfornava a ripetizione un dolce più buono dell'altro. Le ha raccontato, per esempio, che alla sua nascita la casa si era riempita improvvisamente dell'aroma intenso della noce moscata; che da piccola era così dolce che le bastava intingere un dito nel tè per zuccherarlo; che suo padre era un grandissimo pasticciere morto mentre preparava una magnifica torta... Il giorno in cui ha scoperto che sono tutte bugie, Meg ha scacciato la fantasia dalla propria vita, e anche la madre. Dopo molti anni, la malattia di Valerie la riporta in quella casa che continua a profumare di dolci. Dove, nella sua ostinata ricerca della verità sul proprio passato, Meg forse per la prima volta si avvicina davvero alla strana creatura che è la madre, scoprendo a poco a poco il motivo delle sue tante, estrose bugie. E a poco a poco impara a conoscere il suo mondo, un mondo nuovo che le riserva moltissime sorprese, fra le quali anche l'incontro con Ewan, il giovane e affascinante giardiniere di Valerie, che parla con le piante come un filosofo e sa tutto di mitologia classica. Forse, in fondo, la vita non è un perenne scontro fra mente e cuore, fra logica e sentimenti, forse è semplicemente un misto di verità, bugie e tutto quello che sta nel mezzo...
Una storia atipica, una madre fantasiosa, una figlia troppo realista. Un giardino. Una cucina. L'impressione è di leggere due mondi che si sovrappongono. A volte ho avuto la sensazione di essere fuori dalla regolarità, in uno spazio narrativo completamente costruito, fantastico, ma poi c'era qualcosa, una parola, un fatto, un dato concreto che mi riportava alla quotidianità. Non credo di aver mai apprezzato prima un libro che spazia in questo modo. Quando ho finito Felicità è un pizzico di noce moscata ho pensato di aver letto qualcosa di strano. Ho letto un libro che mi ha emozionato senza che fossero i colpi di scena ad aumentare il mio ritmo di lettura. L'ho letto solo per il piacere di leggerlo. 
Meg, con il suo bisogno di realtà, con la sua voglia di sapere, si fa voler bene e lo stesso sentimento lo scatena la madre con le sue stramberie e il suo amore incondizionato per il prossimo. 
Lo stile dell'autrice mi ha incantata.
Continuando il paragone con le uova di Pasqua, sarebbe come aprirne uno dai colori vivaci e dal sapore delizioso e trovare come sorpresa un segnalibro. A me piacerebbe molto. Ma si sa, io ho una passione smodata per i segnalibri. E per le copertine simpatiche. E per la cioccolata, soprattutto se è al latte.  

Voi che state leggendo? Questo vi ispira?
 
M., la febbre e lo streptococco 

6 commenti:

  1. Intanto un augurio di pronta guarigione!
    Devo dirti che a me le storie particolari piacciono molto: ho appena finito di leggere un libro di lettura non facile per tutti, non per me che sono siciliana come l'autore: si tratta de "lo scuru" di Orazio Labbate, scritto prevalentemente in dialetto siculo, dunque capirai non di facile approccio per chi non è del luogo! Mi ha affascinato tantissimo. In genere anch'io penso che le copertine siano importanti, ho acquistato libri solo perché attratta dalle copertine e poi, però, sono rimasta delusa: le aspettative erano altre. Forse non conviene fidarsi mai troppo: ho letto anche storie molto belle contenute in testi con copertine bruttissime!

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    1. Grazie cara. :)
      Sono andata a vedere il libro di cui parli che:
      1 - ha una copertina molto intrigante
      2 - ha una trama altrettanto intrigante.
      Pensi che l'uso dialetto possa essere un limite per chi non lo mastica per niente?

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  2. Ti auguro di guarire al più presto anch'io! Io sto leggendo L'amica geniale di Elena Ferrante, dopo aver letto La figlia oscura l'anno scorso sto rincorrendo quest'autrice ma i suoi ebook hanno sempre un prezzo troppo alto, poi mi sono arresa (questo costa 11,99) mi sta piacendo molto, storia forte. Le copertine belle mi attraggono, però mi lascio incantare più dai titoli. La copertina del libro che proponi però è molto carina, se il libro merita ci penso su!

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    1. Grazie mille Giulia. :)
      Non ho mai letto niente di Elena Ferrante. Sono andata a vedere di cosa parla il libro e l'ambientazione tutta italiana, tutta napoletana, è allettante. Ha scritto moltissimo, lei, non so come mai continuo a non leggerla.
      "Felicità è un pizzico di noce moscata" è carino. Non imperdibile, ma sicuramente piacevole.

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  3. Auguri per la salute! Al momento sto leggendo l'autobiografia di Agassi (non so se scritta - molto bene - da lui o da un ghost writer) e la sto apprezzando molto, anche se inizio a scalpitare per le difficoltà del protagonista, che si ripetono da trecento pagine. Ordunque, succederà qualcosa? Speriamo. :)

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    1. Grazie cara! :)
      Ho sempre trovato interessanti le autobiografie ma a meno che non siano romanzate, e non siano quelle di personaggi storici affascinanti, non riesco a leggerle. Peccato. Perdo qualcosa.

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