venerdì 26 giugno 2015

E così venne inviato... alla casa editrice

Hai deciso che il prodotto del tuo lavoro - ingobbamento precoce, dolori alla schiena, fitte al braccio che impugna il mouse, affaticamento visivo, stanchezza mentale, etc. a parte - è concluso. A questo punto devi, molto semplicemente e banalmente, mandare ciò che hai scritto a una o due, facciamo pure tre o quattro, case editrici. 
Come ti muovi?

Tanto per cominciare, visto che lo hai riletto solo due o tremila volte, riguardi di nuovo la tua storia per essere sicuro che continuerai a non vedere gli errori che hai fatto perché lo hai letto troppe volte e nel giro di troppo poco tempo. Un mese non basta, in effetti, ma te ne infischi perché non ne puoi più di vederlo lì e allora lo mandi lo stesso.


Poi, se la casa editrice accetta il formato digitale:
- scrivi la sinossi 
- scrivi una breve presentazione di te stesso. Giusto perché sappiano come ti chiami e chi sei. Un'idea vaga. E che sarà mai!
Il dramma. Perché chiaramente non sai cosa dire di te. A parte che non sai cosa dire di te.
Lo superi. Ce la fai. Scrivi solo il nome, il cognome e l'età. Ok.
- alleghi la storia
- firmi
- invii, ma prima di farlo inizi a sudare e ti trema l'indice con il quale dovresti premere il pulsante
- cominci a disperarti e a ripeterti che non succederà mai niente. Sudi. Ti viene da vomitare. Nemmeno per un esame universitario entravi così in palla. Sì dai, per quelli sì.

Se invece la casa editrice vuole il formato cartaceo inizi a sbroccare. Perché??? gridi contro il mondo - magari anche no, visto che rompi l'anima al prossimo.  
Le cose stanno così: se decidi di inviarlo anche solo a tre o quattro case editrici devi far conto di spendere un discreto quantitativo di soldi. Portalo a stampare - ohhh nooo! Non voglio che il tizio che fa le stampe sappia che è un libro! - pare sia escluso. Allora lo stampi a casa - e finisci la cartuccia della tua troppo economica stampante - e poi lo porti a rilegare - nooo! Mi chiederà che cos'è e io vorrò fagocitare me stesso/a! 
Che piaga che sei. Santa madre.
Vai avanti. Compri una busta, scrivi i dati, spendi soldi per inviarlo. 
E poi? La casa editrice se lo fagocita (lei preferisce la carta a te) perché è strapiena di libri di esordienti che magari sono anche più bravi di te. Quasi sicuramente. Però lo devi fare comunque. E lo fai.

Ma allora, non era meglio trovarsi un agente? Perché l'idea dell'agente spaventa così tanto? Cosa c'è di così preoccupante nella sua persona?
Non lo sai ma come la stragrande maggioranza degli autori te ne infischi e continui per la tua strada. Da buon somaro ottenebrato dalle abitudini paesane.

E perché non darsi ai concorsi? Perché quelli, pensi, di sicuro non li vinci. Ma insomma, vuoi che non ci sia almeno una persona che ha scritto un libro più bello del tuo? Ce ne saranno decine, centinaia. Hai perso già in partenza. Fai bene a non pensarci nemmeno.  

Ad ogni modo, ormai l'hai inviato. Non ti resta che aspettare.
E rileggere. Perché non dovresti stressarti in attesa di ricevere una risposta?
Dunque aspetti e rileggi. 

Ebbene... ciò che avete appena letto non è necessariamente legato a me. I riferimenti quali il non voler dare informazioni personali, o la stampante, o la nausea, sono palesemente miei, ma il resto è solo uno spunto di riflessione. Calibrato, chiaramente, sul tipo di persona che sono io. I procedimenti, però, sono gli stessi per tutti.

La causa di questo ragionamento è che l'invio del cartaceo mi perplime molto. Perché io, pur arricciando il naso se sento dire che anche i nati negli anni '80 possono essere considerati nativi digitali, il cartaceo per un manoscritto non lo capisco tanto. Mi sembra un tale spreco di carta... non pensate semplicemente a voi, o a quei manoscritti che meritano di essere letti e pubblicati. Pensate a quante persone scrivono e inviano le loro storie ai tanti e, ancor di più, editori. Pensate a quelle persone che scrivono bozze di niente. Storie che non stanno in piedi. Parole che marcano la carta senza raccontare nulla. Pensate alla quantità di materiale che viaggia da una città all'altra per approdare a una casa editrice che potrebbe leggere appena due pagine per decidere che è da cestinare. Un romanzo di 400 pagine, solo fronte. Romanzi e romanzi di 400 pagine, solo fronte.   


Mi domando: che senso ha? Non sarebbe meglio verificare dal digitale quanto possa essere sensato il manoscritto? Tipo: verificare se rientra nelle linee editoriali, se ha un capo e una coda e se è stato scritto con discrete capacità scrittorie. Se funziona si potrebbe procedere con l'intero romanzo.
Mi domando: perché alcune grandi case editrici lo bandiscono categoricamente e altre rifiutano altrettanto categoricamente il digitale? 

Domande che svolazzano da una parte all'altra del blog e che poi si incastrano nella tela del ragno. Perché c'è sempre una tela del ragno.
C'è sempre un manoscritto che viene inviato.
E c'è sempre qualcuno che suda quando preme invio. 
Ma che ci possiamo fare?  

 M. 

12 commenti:

  1. A quanto pare sono affatto atipico: contatto solo agenti e partecipo a concorsi. E finora (tranne un caso) ho sempre spedito solo in digitale.
    Dopo la gara di incipit, quest'autunno penso proprio che farò qualcosa con lettere di presentazione e sinossi. Così anche i più timidi saranno pronti e allenati quando sarà ora di fare click sul fatidico "invio" :)

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    1. Senza sudori freddi e nausee. :)
      Tu sei un tipo da concorsi. Le tue storie sono originali al punto giusto, nel mare magnum dei partecipanti puoi cavartela alla grande.
      Quanto agli agenti… sai che non ho mai nemmeno pensato di contattarne uno? Non saprei nemmeno da che parte farmi. Eppure sarebbe così semplice, basterebbe mandare un’e-mail. O no? :D

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    2. I miei concorsi, invece, stanno andando piuttosto male. Forse vado meglio a organizzarli, che come partecipante.
      Gli agenti, noti come "agenzie letterarie", nel web spuntano come i funghi; bisogna fare attenzione, perché ci sono parecchi pescecani, in giro. Però il meccanismo è sempre quello delle case editrici...

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    3. Uh. Peccato per i concorsi. Vedi, è per questo che non mi piacciono. Vince solo uno. :(

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  2. Ho fatto esperienza con tutto: ho spedito in digitale, ho spedito in cartaceo, ho partecipato a concorsi...no, aspetta, mi manca l'agente, quello non l'ho mai contattato (la verità? Aveva un costo che non volevo sostenere: potere dell'insicurezza!). Ad essere precisi, la Casa Editrice non ha voluto l'intero romanzo, ma i primi tre capitoli corredati di sinossi e lettera di presentazione. Ti consolerà sapere... che sto ancora aspettando, anzi non più, visto che è passato un bel po' di tempo. Ma i tentativi vanno fatti sempre, quello che mi ripeto io è che, in fondo, non ho nulla da perdere, semmai ho da guadagnare, questo per dirti che non è mai il caso di farsi venire mal di testa, schiena, vomito e svenimento! :)

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    1. E i sudori freddi? :)
      Quella dei primi capitoli e della sinossi è una cosa che comprendo. Si dice che a chi legge bastino venti pagine per capire se il libro funziona, quindi tre capitoli sono giusti. Però hai ragione, i tentativi vanno sempre fatti. Mal che vada non cambia niente. Sigh, sob...

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  3. Anch'io ho già fatto le esperienze, invio cartaceo, digitale e concorsi, mi manca solo l'agente letterario ma non ci ho mai pensato. No ho già dato compresi i sudori freddi. Ora voglio solo concentrarmi sulla scrittura e nel caso ripetere l'esperienza di autopubblicarmi. Anche se mai dire mai...

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    1. L'autopubblicazione è una validissima alternativa ma non escluderei le altre. Ogni libro è diverso e così ogni valutazione. No? Mai dire mai. :)

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  4. Hai perfettamente ragione ma pensa ai poveracci che si leggono la slush pile, se dovessero leggere tutto sullo schermo diventerebbero ciechi prima della pensione!

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    1. Hai ragione anche tu...
      Forse la soluzione migliore sono i tre capitoli in digitale. Se piace si passa al cartaceo. Funziona per tutti, scriventi ed editanti. :D

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  5. Ecologia a parte, è una spesona! Ma adesso va anche bene. Quando ho iniziato a spedire io (e allora spedivo tanto!) erano pochissimi gli editori che accettavano il file digitale. (Non era l'Ottocento, ma insomma...) ;)

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    1. Costa davvero tanto! Meno male che adesso ce ne sono molte che richiedono il digitale. Molte, ma non tutte. E soprattutto le piccole. Le grandi non sembrano per niente propense. Uhm... :(

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