venerdì 15 luglio 2016

Di solito

Di solito non scrivo questi post. 
Da quando ho aperto il blog mi sono sempre sforzata di ricordare che non era lo spazio giusto. 
La penso ancora così. Però oggi non ce la faccio. E lo so che è sbagliato perché Nizza non è diversa da Parigi, da Bruxelles, da Istanbul, da Tunisi. Lo so. Ma da stamattina mi girano in testa così tanti pensieri che non ce la faccio. È come se mi chiedessero di scriverli, di liberarli, perché questo silenzio forzato mi si stringe addosso.

Stamattina, quando mi sono svegliata, l'aria era fredda. Diversa, con il senno di poi. La stessa, solo più fresca, se non fosse accaduto niente. Ho acceso il pc, convinta di scrivere tutt'altro, poi il cellulare. C'era un messaggio di D.: "amore, guarda il telegiornale, è successo un casino a Nizza". Era presto, prestissimo, eppure ne parlavano da tutte le parti. No, ho pensato. No, non per l'ennesima volta. 
Basta.
Non sono riuscita a scrivere il post che mi ero prefissata. Mi sono piazzata davanti alla tv e un senso di angoscia mi si è arrotolato nello stomaco, lo stesso che mi ha guidato verso un foglio bianco e una penna, nella pausa pranzo, a scuola, per riversare tutto. Lo stesso che mi guida adesso mentre ricopio queste parole.
Non serve a niente. E non è diverso, no. Eppure questa volta vuole uscire. E mentre penso a cosa è successo in un giorno in cui si festeggiava la libertà della Francia e dell'Europa intera, mi torna in mente la mia Francia, quella del gemellaggio, delle prime uscite, del cappuccino che di tutto sapeva tranne che di cappuccino. Ma a 15 anni non è importante. Come non lo è la strana pizza di Parigi, a 19, o il caldo di Nizza, a 23. 
Nizza.
Ma non è diverso, no. E non voglio farlo più. Raccontare questo stordimento, scrivere di quanto sia assurdo. Mi sentirò colpevole, già lo so, perché oggi ho liberato qualcosa a cui prima non avevo dato sfogo e a cui non voglio darlo più perché mancherei nei confronti di tutti gli altri. Nei confronti di tutto il resto.
Il mio è uno stupido grido sordo che non arriva da nessuna parte e che non dice niente. 
Ma oggi è così.
Quel pupazzo a terra. Quella gioia distrutta. 
Oggi è così.

M.

6 commenti:

  1. L'assurdità del terrorismo lascia senza parole, mi straziano le vite strappate via così, mi chiedo cosa possiamo fare ma non trovo risposta.





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  2. Abbraccio il tuo sentire e anche te.
    Non ci sono parole, non ci sono mai parole per spiegare,definire, provare a capire eventi del genere che si ripetono e sembrano non avere fine.
    Guardiamo impotenti, assistiamo e siamo costretti a tenerci il groppone in gola.

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    1. E io abbraccio te. Perché quando succedono queste cose divento pure appiccicosa.

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  3. Non ci sono parole per questi attentati e per tutte queste vittime innocenti! Deve finire al più presto questo orrore!

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