venerdì 13 marzo 2015

Sulla paura di non scrivere niente di carino quanto il precedente

Cari,
come ve la passate? Pronti per essere sommersi da valanghe di parole? 
Sicuri? Allora parto. 

Non so se è una cosa normale oppure no quella che mi succede. Probabilmente accomuna molti autori ma non lo so con certezza perché in tutta la mia vita ho parlato solo con altri due autori, solo via e-mail o tramite commenti bloggeschi e solo negli ultimi mesi, quindi non posso generalizzare. Di cosa parlo? Della paura di non riuscire a scrivere niente di carino quanto il precedente. Badate bene, non dico scrivere un capolavoro degno della narrativa mondiale (ahahahahah. Ah.), ma almeno riuscire a raggiungere la stessa briosità del precedente, anche senza superarlo, sì, lo vorrei tanto. In questo periodo sono alle prese con due cose completamente diverse. Da una parte c'è la famosa saga, dall'altra il genere a cui mi sono data ultimamente. Mentre con la prima riesco ad andare più tranquillamente perché mi sono addentrata in un genere che non avevo mai scritto, con la seconda sento una pressione incredibile. Apro word, leggo quello che ho scritto e mi rimetto al lavoro, pensando continuamente se sarà all'altezza del precedente. Una tortura. Perché è ovvio che non sarà come il precedente e che potrà piacere meno, o più. Anche gli scrittori che adoro (non mi sto paragonando a loro! Giuro! Non sono così pazza!), quelli di fama internazionale, scrivono libri a volte più belli a volte più brutti, quantomeno per un giudizio personale. Perché allora non scrivo senza entrare in paranoia? Le risposte potrebbero essere due:
- sono una scrittrice (cheee??) ed è naturale che io abbia paura di scrivere qualcosa che potrebbe non piacere
- sono una palla vulcanica.
Ah, ecco la risposta! Sono una palla perché penso troppo, sono vulcanica perché lo faccio con l'intensità dell'Eyjafjöll, il vulcano islandese che qualche anno fa ha bloccato l'Europa (nella foto però c'è l'Etna.)
Esiste una soluzione a questo? Non penso. Non ho certo intenzione di chiedere ai grandi della narrativa italiana se pure loro si trovano nella mia stessa posizione... voglio dire, loro sono loro, io sono io. Se mi ridessero in faccia o non mi rispondessero, avrebbero tutte le loro ragioni. E poi io, io, che non mi blocco anche per rispondere a un commento, mandare un'e-mail o un messaggio a un grande nome per curiosare sulla sua vita scribacchina?
Ma dai! Non è umanamente considerabile.
Adoro fare quello che faccio, e adoro voi che mi leggete. Adoro sapere che le lettere che premo sul laptop si trasformano in parole, discorsi e storie che a qualcuno piace leggere. Adoro avere un blog, adoro scrivere libri. Adoro pure essere M.. Penso che il giorno in cui vi dirò chi si nasconde dietro questa deliziosa lettera continuerò a firmarmi e a chiamarmi M. 
Adoro tutto, ma la paura di non riuscire a scrivere niente di carino quanto il precedente non mi piace per niente. 

Vi emmo, emmosi emmelettori, e vi sommergo dalle emme.
M. 

6 commenti:

  1. Per la mia esperienza (ma non solo, a giudicare da quello che si legge in giro) il problema ha due facce. Uno: ti pagano per scrivere (o ti comporti come se). Ti dai scadenze e pianifichi; produci uno scritto che tanto sai che passerà per qualche editor e che ci penserà lei/lui, poi, a tirare fuori il meglio da quello che hai creato tu.
    Due: ti fidi del tuo istinto. Allora c'è un metodo solo che funziona: il metodo "sticazzi" (scusa il tecnicismo francese). Hai scritto bene? Sticazzi. Hai scritto meno bene? Sticazzi. Intanto scrivi. Poi, solo poi, molto poi, quando avrai terminato la prima stesura, lo riprendi in mano come se non fosse tuo e lo limi e lo lucidi.
    Qualsiasi metodo tu abbia scelto, il risultato è garantito ;)
    Se continui a fermarti per sistemare, non ci arriverai mai in fondo: si sa, chi si ferma, è perduto...
    Buona scrittura

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    1. Il metodo sticazzi ha ridimensionato un po' la mia paranoia. Almeno fino al prossimo attacco di "no, no, non sarà mai carino come il precedente!" Hai ragione, su tutta la linea, ed è questo il motivo per cui mi costringo a scrivere fino all'ultima pagina.

      Oh, oh, comunque... benvenuto! :)

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  2. Cara M.
    Sappi che è una paura comune, io cerco di non pensarci e vado avanti, controllerò alla fine nella fase di rilettura, revisione, correzione, ecc ecc concordo con il metodo sticazzi...ciaooo Giulia

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    1. Il sistema sticazzi è eccezionale. :)
      La revisione finale è sicuramente utile, ma se la storia non è un granché serve a poco, no? Quello che mi turba è che ciò che racconto, o il modo in cui lo racconto, non facciano breccia.
      È bello sapere che è una paranoia che accomuna tutti. ;)

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  3. Condivido (ultimamente lo faccio spesso) l'opinione di Michele. Magari lo avrei definito metodo sticazzi solo nel privato, ma il concetto è quello. Alla fine, l'ostacolo maggiore a scrivere è proprio quel groviglio di dubbi-aspirazioni-paranoie. E' vero, si può scrivere un sacco e non avere risultati. Cosa vuoi farci? Non è mica come fare aquagym. Tanto vale divertirsi scrivendo, e fare del proprio meglio. Il resto è zavorra. ;)

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    1. Il metodo di Michele ha riscosso un gran successo!
      Interessante il paragone con l'aquagym.
      Scrivere divertendosi, punto. Verissimo. Meno paranoie, più divertimento. Dovrei ricordarmelo più spesso! :)

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